L’agricoltura biologica è l’unica via per sostenibilità. Ma in Italia c’è ancora chi la critica

di Patrizia Gentilini, Medico oncologo ed ematologo, membro di Isde (per il ilfattoquotidiano.it).

Un importante disegno di legge sull’agricoltura biologica, approvato lo scorso dicembre dalla Camera e ora in procinto di essere discusso in Senato [qui il testo],
ha suscitato una reazione di forte contrarietà in 213 esperti che hanno inviato un corposo testo a senatori e parlamentari in cui si chiede addirittura il suo ritiro e la sua eventuale discussione solo dopo profonde e radicali modifiche. In tale lettera, che appare davvero inusitata per il tono e gli accenti usati, si avanzano pesantissime critiche all’agricoltura biologica e soprattutto a quella biodinamica, che viene ridicolizzata in quanto pratica esoterica e antiscientifica...


Viene da chiedersi il perché di tanta acredine verso tecniche agronomiche che a livello internazionale sono riconosciute e apprezzate per il rispetto che portano all’ambiente, alla biodiversità, alla salvaguardia delle acque, alla qualità del cibo, alla salute umana, quasi che tali pratiche rappresentassero, invece che un importante passo in avanti verso la sostenibilità, un pericolo da cui difendersi.
Ma ciò che maggiormente turba, leggendo la lettera è la sensazione di trovarsi di fronte a “sacerdoti della scienza”, che si sentono a tal punto detentori della “verità” da stravolgere la realtà dei fatti, con affermazioni non veritiere quali ad esempio quella che “Chi fa biologico in Italia riceve già oggi sussidi per ettaro analoghi a quelli ricevuti dagli altri agricoltori e a ciò vengono aggiunti ulteriori sussidi specifici previsti per il biologico e ulteriori facilitazioni non monetarie”. Le cose stanno esattamente al contrario e secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei Deputati, la politica agricola comunitaria sovvenziona per il 97,7% l’agricoltura convenzionale e per il 2,3% il biologico, che in Italia rappresenta ormai il 14,5% della Superficie agricola utilizzata (Sau).

Il modello di agricoltura industriale che con pervicacia i sottoscrittori della lettera si ostinano a promuovere è ormai un modello che la stessa Fao di recente ha riconosciuto perdente in quanto nessuna delle speranze in esso riposte è stata soddisfatta, a cominciare dalla cancellazione della fame nel mondo; per non parlare delle ricadute sociali e sulla salute pubblica derivanti dall’uso di pesticidi (costi “esternalizzati”), di cui mai si tiene conto.
A questo proposito mi risulta difficile credere che gli estensori della lettera non siano a conoscenza dei sempre più pressanti appelli che vengono dalla comunità scientifica per proteggere i bambini dai danni da pesticidi. In particolare gli organofosforici (in primis il clorpirifos) sono fra i principali imputati per danni cognitivi nell’infanzia, per i quali si stima che i costi economici ogni anno in Europa ammontino a 194 miliardi di euro! Di recente è stato denunciato come fossero fallaci le conclusioni tranquillizzanti degli studi che hanno permesso la commercializzazione di queste molecole e un recente lavoro rivolge un forte appello ai decisori politici affinché proprio il clorpirifos sia totalmente bandito dal momento che nessun livello di esposizione può essere ritenuto sicuro per il neurosviluppo. Ma anche per il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo e noto per la diatriba sull’azione cancerogena, recenti studi evidenziano rischi per il neurosviluppo. L’erbicida altera, infatti, la flora microbica intestinale, facendo prevalere i clostridi, batteri dotati di azione neurotossica e probabilmente coinvolti anche nella genesi dell‘autismo.

A chi giova una società di persone sempre meno intellettualmente dotate? Come è possibile che fra i firmatari, che annoverano anche personalità del mondo clinico, manchi qualunque riflessione su questi aspetti e si stigmatizzi solo il maggior prezzo degli alimenti biologici, trascurando i costi occulti – ben più pesanti per i singoli e la società – che derivano dall’uso dei pesticidi in agricoltura? Questioni tutte, per chi volesse approfondire, ben sviluppate sul Rapporto 2018 di Cambia la Terra.

A dispetto di quanto affermato dai 213 firmatari, il modello di agricoltura che oggi a livello internazionale è riconosciuto vincente è quello dell’agroecologia, che comprende sia il metodo biologico che biodinamico e che è adottato sempre più anche da aziende medio-grandi nel nostro Paese.

L’agroecologia rafforza il ruolo sociale dell’agricoltura, contrasta i cambiamenti climatici grazie al recupero di fertilità dei suoli e al sequestro di carbonio organico, tutela la biodiversità, la qualità delle acque e soprattutto la salute dei consumatori, delle popolazioni esposte perché residenti in aree in cui si pratica agricoltura intensiva e ovviamente anche quella degli agricoltori e delle loro famiglie. Alla lettera ha immediatamente replicato il presidente di Federbio,
all’inusitato attacco alla biodinamica ha risposto Carlo Triarico e di recente su una piattaforma scientifica è presente questa risposta, da parte di esperti che si definiscono un “Gruppo di Docenti che per la Libertà della Scienza”, libertà che vediamo messa sempre più a rischio viste le ricorrenti accuse di oscurantismo e antiscientificità a chi viceversa vorrebbe solo rigore e trasparenza nel metodo scientifico.

Ci auguriamo che l’iter del disegno di legge prosegua senza intoppi e che dai decisori politici venga ascoltata la voce, fortunatamente sempre più forte, di quella parte del mondo scientifico totalmente libero da conflitti di interesse, per il bene non solo dell’agroecologia, ma del futuro del pianeta.

Tratto da. http://www.decrescitafelice.it/2019/02/lagricoltura-biologica-e-lunica-via-per-sostenibilita-ma-in-italia-ce-ancora-chi-la-critica/

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