Gli alberi si piantano, non si abbattono

di Maria Rita D’Orsogna, Fisico e docente all’Università statale della California.

Non so cosa passi per la testa dei vari amministratori italiani che pare si divertano ad ammazzare quanti più alberi possibile. Capisco che qualcuno di loro possa essere un pericolo, ma a volte mi pare di vedere interi viali decimati di alberi, trasformandoli da piccole oasi di verde in un ammasso di cemento brutto, senza ombra e senza pace ...

Non so neanche se ci siano studi su cosa possa fare un albero, ma è secondo me abbastanza logico pensare che gli alberi migliorino la qualità di vita per bellezza, aria pura, serenità, e perché a volte nascondono le tante brutture architettoniche del nostro paese. Gli alberi riducono lo stress delle persone, ci fanno vivere meglio a contatto gli uni con gli altri.

Ecco allora un altro studio, statunitense, sul potere degli alberi urbani. La conclusione: ogni dollaro speso per albero porta a due dollari ed un quarto in ritorno alla comunità, negli Usa almeno. È evidente che la popolazione mondiale cresce, e anzi già adesso più di metà della popolazione mondiale vive in centri urbani, con problemi di smog, inquinamento, affollamento. Gli alberi portano a tanti miglioramenti: aiutano a ripulire aria e suolo, riducono i rischi di allagamenti, portano a diminuzione locale della temperatura, abbattono il rumore, aiutano la pollinazione, portano attività ricreative, riducono lo stress.

Lo studio è stato eseguito da David Nowak, docente dell’USDA (US Department of Agriculture) Forest Service e da Scott Maco del Davey Institute. I due hanno pure sviluppato una app chiamata i-Tree Tools (www.itreetools.org) che studia la relazione fra gli alberi e l’ambiente circostante a livello locale. Il software mette in relazione l’altezza, le dimensioni della chioma e l’area delle foglie di un albero o di una serie di alberi con tutti i “servizi” associati.

I due si sono concentrati in particolare su dieci città, dieci “megacittà” con una popolazione di più di dieci milioni di abitanti in tutto il loro hinterland: Pechino, Buenos Aires, Il Cairo, Istanbul, Londra,  Los Angeles, Mexico City,  Mosca, Bombay, Tokyo. L’hinterland de Il Cairo era il più piccolo di 1,200 chimometri quadrati, quello di Tokyo era invece a 19,000. I due hanno studiato la distribuzione arborea da Google Maps, selezionando cinquecento punti e classificandoli in base al grado di verde che ospitavano. Lima (Perù) ha solo l’1 per cento coperto di alberi, New York invece ha il 34 per cento.

Viene fuori che mettendo tutto insieme, il risparmio sull’aria condizionata, sui pericoli di inondazione, sulla cattura dell’acqua dopo le piogge, sul sequestro di anidride carbonica, sui risparmi sui costi sanitari da inquinamento, gli alberi portano a 967mila dollari di valore per ogni chilometro quadro di parco urbano.

I due hanno pure studiato tutte le possibilità di aumentare la superficie di alberi piantati nel mondo, e viene fuori che il 18 per cento delle aree metropolitane delle città analizzate potrebbe essere sfruttato per piantarci più alberi, come per esempio al lato dei marciapiedi, dentro superficie adibite a parcheggi a cielo aperto o aree abbandonate. E se si usano alberi che crescono in altezza, li si possono piantare un po dappertutto, con il tronco solo che occupa spazio e poi la chioma in alto.

Intanto negli Usa dove crescono le spinte dei residenti verso aree sempre più verdi, si calcola che il verde urbano raddoppierà nei prossimi decenni. Per ora negli Usa ci sono 5.5 miliardi di alberi urbani che producono circa 18 miliardi di dollari in benefici alla comunità.

E in Italia? Io non credo che ci sia necessariamente bisogno di tutte queste cifre per capire che gli alberi portano solo benessere e benefici, e non capisco perché li si continui ad abbattere. Come sempre, gli alberi si piantano, non si abbattono.

Tratto da: https://comune-info.net/2018/09/gli-alberi-si-piantano-non-si-abbattono/

 

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