di Michele Serra.
Noi abitiamo in un non luogo, mi dice Ricky agitando gli occhiali e fissandomi con tutta la gravità intellettuale della quale è capace. Non volendo inasprire più del necessario la nostra discussione, non aggiunge che dobbiamo esserne molto contenti. Ma sicuramente lo pensa ...
Ricky fa seguire, quasi sempre, un'esposizione semidotta delle caratteristiche salienti del non luogo. La più saliente è l'assenza totale di caratteristiche salienti. Non è città e non è campagna, non è centro e non è periferia, non assomiglia a niente di specifico e dunque assomiglia a qualunque cosa, non è gravato di memoria e non introduce ad alcun futuro, non ha le forme pensate dell'architettura ma nemmeno la spontaneità del caos, non ha pretese di eleganza ma neppure il vigore della volgarità.
Ditemi se non è la descrizione perfetta di: posto di merda.
E' incredibile quante frottole siamo capaci di raccontarci, qui dalle nostre parti, quando si tratta di rimandare un bilancio, o di non farlo affatto. Piuttosto che ammettere di avere devastato, in un paio di generazioni appena, un posto che dicono essere stato bello, secondo alcuni molto bello, e che adesso è una notevole, consolidata merda, quelli come Ricky sostengono con ponderatezza, forse addirittura con una punta di soddisfazione, che si tratta di un "non luogo". Se non un privilegio, vivere in un "non luogo", e viverci a milioni, deve sembrargli una frizzante novità. Siamo coinvolti, pur senza averne alcun merito, in un gigantesco esperimento dagli esiti imprevedibili.
L'avvenire è lì che gira in questa o quella rotonda, e prima o poi troverà lo sbocco giusto, con o senza navigatore sexy che glielo indica.
Così è la vita nei non luoghi, secondo quelli come Ricky: un'opportunità al momento indecifrabile, ma certamente a portata di mano.
Michele Serra
Tratto da: "Ognuno potrebbe" (I Narratori - Feltrinelli, 2015).