Si vota a breve per tagliare l’Iva sulle riparazioni e mettere il bastone tra le ruote a un’economia basata sugli acquisti seriali.
di Michela Dell’Amico, giornalista e videomaker.
Si chiama obsolescenza programmata e partecipa attivamente alla nostra rovina: economica e ambientale. I prodotti che compriamo sono fragili, sempre più facili da rompere, e ripararli – lo sappiamo – costa più che comprarli nuovi. Questa è un po’ la base del progresso, ci ha detto l’industria, e se vogliamo far crescere il Pil e creare occupazione, dobbiamo vendere, vendere, vendere. Non ci crede però la Svezia, che con una proposta di legge rivoluzionaria promette di invertire la tendenza che – sappiamo anche questo – incide direttamente sulle nostre vite rovinando il pianeta ...
Tra un paio di mesi il Paese scandinavo voterà se ridurre l’Iva sulle riparazioni dal 25 al 12%, su tutte le riparazioni: dai cellulari alle bici, dalle lavatrici ai giocattoli. In più, quanto speso dai consumatori (divenuti piuttosto riparatori) potrà essere detratto per la metà dalla dichiarazione dei redditi.
Secondo i calcoli dei democratici e ambientalisti svedesi, “questo è quanto serve per rendere economicamente vantaggiosa la riparazione degli oggetti rotti”. Lo ha dichiarato Per Bolund, il ministro delle Finanze svedese, in quota verdi. La cosa può darsi impatti sull’industria tradizionale, ma per Bolund farà da volano a un’altra industria, quella delle riparazioni, creando numerosi posti di lavoro accessibili con una formazione relativamente breve (perfetta ad esempio per gli immigrati e i profughi, che nel Paese rappresentano una discreta percentuale di senza lavoro).
Il principale obiettivo di questa mossa resta naturalmente ambientalista, confermando la Svezia come faro di tutte le società evolute. Dal 1990, il Paese ha tagliato del 23% le sue emissioni ed è ben deciso ad andare avanti. L’inquinamento legato alla produzione industriale è infatti rimasto in costante crescita, e solo l’incentivazione di realtà ben diffuse e apprezzate – in Svezia – come la sharing economy e il “Maker Movement”, potrà riuscire nel miracolo.
Se leggendo la notizia state pensando che in Italia non succederà mai, potete tentare di reagire divenendo anche voi un po’ più “Maker” e aprendo per esempio un Repair Café. Da noi ne esiste uno solo a Roma e uno a Pavia, eppure trovare il modo di crearne un altro nella vostra città è relativamente facile. I Repair Café sono luoghi dove portare il tuo frullatore rotto ad aggiustare senza spendere (o spendendo molto poco). Sono nati in Olanda e sono diffusi in molte città del mondo. Funzionano grazie a gente capace di aggiustare che si offre di farlo gratuitamente, insegnando anche agli altri a mettere le mani in pasta. Così, per il gusto di non buttare via, per il piacere di creare e far funzionare, dando nuova vita alle cose rotte. Un sogno infantile e romantico, quello – guarda un po’ – dei Cercacose di Pippi Calzelunghe: una bimba inventata circa 70 anni fa, proprio in Svezia.
Tratto da: http://www.wired.it/attualita/ambiente/2016/09/21/la-svezia-rivoluziona-la-sua-industria-nome-dellambiente/