di Marinella Correggia.
Scrivo ai miei contatti nel reatino, dove vivo (per la precisione in Bassa Sabina); estendo queste righe ad alcuni amici. Vorrei il vostro parere.
Mi sono chiesta in che modo le aree contigue a quelle terremotate potrebbero dare una mano ai terremotati, magari con interventi che simbolicamente e praticamente rientrino in una prospettiva di eco-solidarietà.
Allora avanzo una proposta-domanda. Ma intanto la premessa: vediamo di capire che cosa serve davvero ...
Certo è gratificante - e succede ogni volta - offrirsi come soccorritori o raccogliere e mandare ad Amatrice e Accumoli vestiti e medicinali. Tuttavia, più volte gli organismi preposti ai soccorsi hanno detto che non è questo che occorre! Vale perfino per il sangue: giovedì scorso mi sono precipitata alla Ad Spem (Policlinico a Roma, dove sono donatrice abituale). Mi hanno detto che c'era già troppa affluenza, "torni semmai la prossima settimana", e lo stesso mi hanno detto stamattina. Di sangue ci sarà bisogno, ma non precipitiamoci adesso.
Dunque, se vogliamo pensiamo piuttosto a che cosa succederà nei prossimi anni a chi ha perso la casa. Ovviamente parliamo della casa di abitazione, perché molti dei vani danneggiati erano seconde e terze, quindi il problema abitativo non si pone per loro.
Sembra si sia già deciso che per i terremotati si costruiranno abitazioni di legno, "abitazioni leggere di legno da riciclare". Mi chiedo fra l'altro se quelle tirate su per i terremoti precedenti siano state "riciclate". E che vuol dire "riciclate"? Non credo "riusate", purtroppo. Probabilmente sono state demolite e se ne è riciclata giusto la materia prima. Lo zaino ecologico della costruzione, dunque, rimane. Queste "casette" poi andranno ammobiliate di tutto punto, ed ecco un altro enorme spreco di materiali e denaro.
Allora ecco la proposta/domanda è: perché non si ospitano quelle persone in alcune delle tante case di paese, magari già ammobiliate, che attualmente sono vuote? L'Italia ha purtroppo più vani che abitanti. Anche nel reatino e in Bassa sabina ci sono tantissimi appartamenti sfitti, magari perché non trovano inquilini, o perché i proprietari temono di aver poi difficoltà a riscuotere l'affitto, o perché ... ne hanno troppe!
Costerebbe molto meno pagare gli affitti (e magari qualcuno si offrirebbe di ospitare gratis) che costruire e ammobiliare gli chalet.
E in fondo tutto questo corrisponderebbe alla logica dello stop al consumo di territorio, stop costruzioni (anche gli chalet usa e getta), occupare e valorizzare l'esistente ...
Ovviamente occorrerebbe chiedere ai colpiti che cosa ne pensano. Io personalmente non avrei dubbi: fra un asettico chalet ammobilitato e un vero appartamento in un tessuto urbano, sceglierei il secondo!
Invece da quel che capisco, è stata prospettata solo la scelta fra orrendi container e caldi, lignei chalet.
Marinella Correggia (Torri in Sabina)