Appunti per il Vignaiolo naturale



di Alessandro Mortarino.

Ci capita spesso di dialogare con produttori vitivinicoli (giovani e meno giovani) di pratiche agricole naturali, cioè non assistite dall'uso di sostanze chimiche e, puntualmente, la risposta che ci viene fornita dai nostri interlocutori è "ne faremmo volentieri a meno, ma il rischio di un risultato quantitativamente scarso e di eccessive fatiche è troppo alto: non ce la sentiamo". Mi viene ora da dire che non ci sono più scuse per rimandare il passaggio alla cura del vigneto in forma rigorosamente biologica, grazie ad un quaderno di concretezze agronomiche frutto di pluriennali sperimentazioni. Una raccolta di buone pratiche per agire sulla fertilità del suolo e la salute della pianta (più radici e meno cicatrici), “facendo” il meno possibile e imparando a prevenire e riconoscere. Una piccola "Bibbia" per agricoltori che amano riflettere ...

Il quaderno in questione si intitola "Appunti per il Vignaiolo naturale", curato da Ruggero Mazzilli: 56 pagine tutte da leggere, pubblicato dalla Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile di Panzano in Chianti e scaricabile gratuitamente anche da web: http://www.spevis.it/index.php/pubblicazioni.
Si tratta dell'aggiornamento di un analogo quaderno pubblicato nel 2012, ora sintetizzato nelle componenti riguardanti gli aspetti pratici e reso ancora più prezioso da una serie di suggerimenti tecnici in grado di aiutare i nostri vignerons nelle situazioni di emergenza.

Il quaderno si apre facendo il punto su un modo ("il nostro modo") di fare viticoltura, agendo su due aspetti: variabilità ed imprevisto, ossia suolo e meteo. Un modo che può essere gestito con le maniere forti, guidate da protocolli ben precisi e standardizzati, oppure con le maniere gentili, ossia sviluppando tecniche in grado di stimolare l'autosufficienza, la ricerca di soluzioni caso per caso e in base alla territorialità specifica.
Una differenza sostanziale: nel primo caso i vigneti durano meno e per 1 soldo risparmiato oggi se ne spendono 10 domani. Nel secondo caso i vigneti durano di più, i vignaioli acquisiscono maggiori professionalità, i costi tendono a diminuire a fronte di ricavi in aumento.

Qual è il segreto ? Basarsi sull'osservazione e sulla sperimentazione, creando connessioni tra le singole risposte che i dati scientifici ci forniscono ed imparando a comprendere la Natura.
L'agricoltura naturale si basa su due fatti: no chimica e massima semplicità. Oggi si parla tanto di "sapere per fare", ma la conoscenza serve anche per "sapere cosa non fare" che, spesso, è ancora più importante.
Non utilizzare la chimica significa accettare l'assunto che il "bio funziona", un precetto che purtroppo non tutti ammettono; eppure le aziende agricole bio sono in continuo aumento e il fatto che non siano sull'orlo del fallimento dovrebbe far comprendere a tutti che "si può fare", non solo per esigenze ecologiche ma, soprattutto, per rispondere ad una domanda di mercato.

E allora: "come si fa" ? Avendo le idee chiare, voglia di cambiare e guardare al futuro, puntando sulla biodiversità attraverso precisi strumenti: limitata dimensione del vigneto; riposo del terreno dopo l'estirpo; più biotipi nello stesso vigneto; inerbimenti, sovesci e compostaggio; rispetto e valorizzazione dei limitatori naturali, delle micorrize e dei competitori microbici. Non bisogna (più) pensare di avere un vigneto con sotto un terreno, ma un terreno con sopra un vigneto ...

Questo cambio di paradigma ci porta a rispondere ad alcune abituali critiche mosse alle produzioni bio, ad esempio la più classica: "il bio costa di più". Ma fare bio vuol dire ridurre gli eccessi di vigore e differenziare le operazioni secondo necessità, il che porta progressivamente a una forte riduzione di tutti gli interventi agronomici e fitoiatrici, dunque ad una riduzione dei costi.
Con più trattamenti ? Fino a giugno qualche trattamento in più ci "scappa", ma nella seconda parte della stagione la riduzione rispetto al convenzionale è netta, anche grazie alle minori patologie secondarie nel vigneto.

Fare viticoltura naturale non significa credere ai miracoli, ma agire sulle cause e non sugli effetti e, dunque, sul suolo (più ossigeno e più microrganismi), sulla pianta (più radici e meno cicatrici) e sulla difesa (monitoraggio e controllo territoriale). Con alcuni principi base: prevenzione a distanza (decompattamento carreggiate, sfogliatura precoce, accucciatura) e azioni tempestive (polifemo, gestione del dry cover crop, sfogliatura pre-vendemmia).
Di grande importanza la copertura erbacea nel sottosuolo, nel soprasuolo e sul vigneto per favorire il bilancio idrico, senza credere che ripetute lavorazioni meccaniche possano risolvere le esigenze del vigneto.
Molto spazio viene dato nel quaderno per la cura di questi aspetti, con corredi fotografici molto chiari.

Altro aspetto trattato riguarda la pianta (la vite) e la sua trasformazione da "cicala a formica": non lavorare i terreni e tenerel'erba alta finchè possibile, sfogliatura precoce per ridurre la spinta vegetativa, non cimatura ma accucciatura per accompagnare la pianta verso l'accumulo e senza risvegliare gli apici vegetativi, sfogliatura basale pre vendemmia.

Una sezione dibatte la trasformazione del cordone speronato in guyot e prende in esame le epoche di potatura e la sostituzione di fallanze, per poi analizzare la gestione territoriale della difesa, utilizzando rame e zolfo secondo un criterio di costante riduzione. Il quaderno si addentra nella difesa dalla peronospora e dall'oidio, nell'uso di corroboranti (induttori di resistenza o fitostimolanti commercializzati soprattutto come concimi fogliari), nell'acidificazione dei trattamenti in base ai diversi tipi di condizioni climatiche. Per poi occuparsi di tutti gli insetti dannosi (tignoletta, ragnetto giallo, cocciniglie, drosophila suzukii ecc.), mal dell'esca, botriti.

Difficile sintetizzare qui, per ragioni di spazio, un "modello" di riferimento; il consiglio è, quindi, di acquistare il quaderno o scaricarlo dal web e studiarlo in profondità, magari approfittando delle giornate invernali che terranno i nostri vignaioli un po' meno sotto pressione in campo.

Questo quaderno nasce dall'esperienza maturata nel Bio-distretto vitivinicolo del Chianti, primo al mondo a coprire un’area vasta: l'83% dei vigneti è infatti biologico (500 ettari su 600). La Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile di Panzano, nel comune di Greve in Chianti, è stata costituita nel 2005 con il coinvolgimento di tutte le aziende della zona, dell’Amministrazione Comunale e dei cittadini; qui viene prodotto quasi il 10% del Chianti Classico, con risultati estremamente positivi dal punto di vista ambientale ma anche economico.
Si tratta di una esperienza importante e pilota a livello europeo che può vantare grandi successi in questi primi 10 anni di attività. Un esempio: la non facile annata viticola 2014, caratterizzata da periodi lungamente piovosi, in questo Bio-distretto si è manifestata con una importante conferma: grappoli sani e vendemmia di grande qualità.

Il bio in vitivinicoltura, insomma, funziona. E ripaga !
Ma presuppone un contadino-vignaiolo capace di osservare e pensare ...


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Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino