di Romano Terzano, Associazione Valle Belbo Pulita.
Il Decreto Legge 24 giugno 2014, n. 91 “Disposizioni urgenti per il settore agricolo e la tutela ambientale” approvato dal Consiglio dei ministri, GU n.144 del 24-6-2014 è entrato in vigore il 25/06/2014,consente nelle campagne di accendere falò per bruciare i sarmenti delle viti e le sterpaglie. Da diversi anni queste sostanze vegetali, non più usate come combustibile, si distruggevano con la trincia. Era un’operazione costosa ed abbastanza inquinante. Chi accendeva falò correva il rischio di ricevere una severa sanzione ...
Ora invece, con soddisfazione dei contadini, si ripristina la pratica millenaria, da sempre usata dai nostri antenati. Il decreto troverà pratica attuazione non appena saranno state emesse le ordinanze dei sindaci che ne regoleranno l’ applicazione. Al riguardo ci viene in soccorso la saggezza millenaria dei nostri antenati. I falò si facevano ad agosto, con ramaglie ben secche, prive di umidità. I contadini, custodi della terra, li accendevano in luoghi sicuri, lontano dalla vigna, per non danneggiarla.
Erano fuochi gagliardi, con fiamme rosse, belle ad illuminare la notte, che ispiravano allegria. Erano falò, non pennacchi di fumo denso, inquinante, fastidioso che si sprigiona dalla combustione stentata di vegetali umidi e che purtroppo è capitato spesso di vedere dalle nostre colline scendere fin nelle valli. Mi auguro che nelle ordinanze i sindaci tengano presente la necessità di tutelare la nostra salute e la bellezza del nostro magnifico paesaggio. Mi auguro che impongano che i falò siano fatti come nei tempi lontani, in modo che le loro lingue di fuoco rosso e gagliardo tornino ad illuminare le sere agostane, come ai tempi di Cesare Pavese. Sarebbe anche un modo per valorizzare la cultura e le tradizioni contadine che hanno posto le basi del riconoscimento Unesco.
PS: La nostra associazione Valle Belbo Pulita è a disposizione per le istituzioni che volessero consultarci per eventuali suggerimenti e consigli per l’emanazione delle relative ordinanze, che a nostro parere dovrebbero essere uniformi per tutto il Bacino delle valli Belbo e Tinella in particolare per i territori inglobati nell’UNESCO.