di Gino Scarsi.
Unesco: passato il primo momento di grande e giustificato entusiasmo per un eccezionale riconoscimento, per il Roero viene il tempo della grande amarezza. Infatti non abbiamo visto incluso nel patrimonio Unesco, nelle zone di primaria o secondaria importanza, neanche un angolino di Roero. Si arriva al paradosso che proprio la zona che per storia, cultura e paesaggio (al netto delle ferite), incarna maggiormente le motivazioni del riconoscimento, ne sia fuori se non per un flebile trattino: LANGHE - Roero ...
Già adesso sui 200.000 siti che trattano l’evento, il Roero in molti casi non è citato o lo è dopo il trattino, scritto minuscolo. E dire che nell’ultima fase di trattative alcuni sindaci volenterosi del Roero avevano tentato l’impossibile per un reinserimento in extremis di almeno una zona: troppo tardi, la frittata era già fatta. Il partito del no al Roero nell’Unesco è stato attivo qualche anno fa ed ha avuto padri illustri: sindaci e consiglieri provinciali uniti ad una piccola schiera di portaborse convinti che i vincoli fanno male e che il territorio sia una torta ancora da dividere più che un bene da preservare.
Da ex amministratore ricordo bene l’entusiasmo propositivo del Consigliere Regionale Vito Valsania, che ha fortemente creduto nella proposta Unesco, e le serpi che si ritrovava in seno al suo stesso partito senza contare i sindaci “chi gavavo ra cavìa” cioè si defilavano con lettere e dichiarazioni “… avremmo piacere di rimanerne fuori”.
La filosofia dei sindaci del no incarnava il “sano realismo” di chi preferisce l’uovo oggi alla gallina domani ed è questo che sconcerta: la miopia, il respiro corto, quel sostenere che solo divorando ancora terreni preziosissimi noi garantiremo benessere alla nostra zona.
Nel frattempo rischiamo di ammazzare la gallina del territorio che potrebbe fare le uova d’oro domani per i nostri figli, e, solo quell’ 8-10% di benessere in più per la nostra economia che l’introduzione Unesco porterebbe, ha fatto cambiare opinione ai molti, non tanto la necessità improrogabile di salvare quello che “miracolosamente” è rimasto a determinare un paesaggio e una cultura.
Ma sarà la storia a giudicare IL GRANDE RIFIUTO, e chi se ne è reso responsabile. Quello che i Roerini non digeriscono in questo periodo di nuove nomine nel panorama dei sindaci, adesso che ormai “siamo tutti per l’Unesco”, è che gli amministratori che furono gli alfieri del partito del no, tornino a ricoprire cariche di presidenza nella Comunità Collinare o siano eletti come rappresentanti del Roero nel nuovo ambito provinciale.
Vorremmo sentire adeguate autocritiche per posizioni sostenute nel recente passato; scelte per le quali, da ora in avanti, il Roero pagherà un prezzo salatissimo: è forse questo l’unico modo per trovare una ripartenza da basi condivise e ascrivere questo brutto pasticcio nelle occasioni malamente perdute.