L’agricoltura inizia la primavera con il 27% di acqua in meno rispetto alle condizioni normali. Si tratta di una condizione che può generare notevoli problemi nei prossimi mesi, a meno che il maltempo annunciato in questi giorni non riesca a recuperare il deficit idrico che è stato creato da un inverno siccitoso.
Ad effettuare il punto sulla situazione è la Coldiretti che precisa: “Con l’inverno caldo e siccitoso si è sciolta la neve in montagna che è una importante riserva idrica mentre le affluenze del Po, nonostante siano superiori a quanto segnato negli scorsi periodi di crisi, sono comunque circa la metà della media storica e in molte regioni come Umbria, Marche e Lazio, secondo l’Anbi, si registra un abbassamento delle falde acquifere tale da compromet tere, in assenza di fonti di approvvigionamento alternative, la distribuzione potabile per uso umano”. Oltre a tutto ciò, la situazione è complicata dal fatto che i livelli dei principali laghi (Garda e Como) evidenziano un deficit idrico, mentre le acque del lago Maggiore hanno solo da poco raggiunto l’altezza media stagionale. Stessa situazione per quanto concerne i laghi alpini.
Mentre nelle aree meridionali sono a “secco” i grandi invasi con situazioni più gravi in Basilicata e Puglia. Oltre alla mancanza d’acqua, i tecnici sono preoccupati anche per gli eventuali bruschi abbassamenti delle temperature. “Le gelate - viene ancora spiegato - rischiano di danneggiare le piante da frutto come pesco, susino, albicocco e ciliegio in anticipo di fioritura fino a 15 giorni, per effetto del caldo invernale”. (Apcom)