di Domenico Finiguerra.
La battaglia contro il consumo di territorio e la lotta per la tutela del paesaggio non deve fare i conti solo con gru, cemento e betoniere. La copertura di colline meravigliose e di fertili pianure con lenzuolate di silicio e la violenza a splendidi crinali ventosi con imponenti torri eoliche sono ancora più insidiose, perché vendute all’opinione pubblica come interventi virtuosi. Nella maggior parte dei casi, invece, sono puro business ...
Stop al Consumo di Territorio nel 2011 lanciava l’allarme e proponeva una vera e propria campagna “Sì al fotovoltaico, ma non su terreni liberi”, denunciando gli effetti perversi negli incentivi ai grandi impianti per la produzione di energie alternative.
Oggi sono decine i comitati in tutto il paese che lottano contro la contraddizione: “produciamo energia pulita ma intanto deturpiamo il paesaggio e occupiamo terreni fertili”. Dal Salento al Piemonte, dal Molise alle Marche, dalla Campania alla Basilicata, dalle coste Sarde a quelle Siciliane.
Sarebbe ora di dire chiaramente che, seppur venduta come via di uscita dalla crisi, la cosiddetta “green economy” sta violando sistematicamente, senza alcun controllo o pianificazione pubblica che faccia da argine, l’art. 9, c. 2, della Costituzione: "La Repubblica tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della nazione".
Anche se suona molto bene alle orecchie di cittadini preparati ad accogliere l’ossimoro dello sviluppo sostenibile, la green economy sta deteriorando la bellezza del nostro territorio e sta rubando l’anima a molti agricoltori, che sempre più spesso sradicano ulivi secolari in cambio di royalties più o meno remunerative.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili, grazie alla foglia di fico dello pseudoambientalismo, non possono essere realizzati ai danni di risorse preziose e non rinnovabili: i nostri paesaggi (baciati da secoli di storia e descritti da scrittori, pittori e poeti) e la nostra terra agricola (una delle più fertili del pianeta).
Gli investimenti nelle energie rinnovabili dovrebbero essere concentrati in piccoli interventi, diffusi, utilizzando i milioni di mq. di tetti assolati. Ma soprattutto dovrebbero lasciare spazio ad interventi che promuovano la migliore delle energie: quella non consumata …