In ricordo di Giorgio Platone

Imagedi Laurana Lajolo.

Giorgio Platone è morto il 29 novembre nella sua casa di Asti. E’ stato sepolto con rito civile il 1 dicembre.

Giorgio Platone è un maestro e i maestri non si dimenticano. Maestro di urbanistica, di etica pubblica e di morale privata, maestro di ironia e di intelligenza fuori dal comune. Professore severo, professionista impegnato, amministratore pubblico competente, rigoroso e onesto.

E’ stato comunista per scelta ideale e appassionato partigiano delle sue idee. Ha fatto l’architetto disegnando forme nuove e essenziali e lui, non credente, ha costruito la chiesa del Don Bosco interpretando il termine ecclesìa come spazio aperto e assembleare ...

Giorgio è entrato nella storia della città, come i tanti componenti della grande famiglia Platone, che hanno dato molto ad Asti.

Tra il 1975 e il 1980, quando è stato assessore all’urbanistica della Giunta di sinistra presieduta da Gian Piero Vigna, ha disegnato il futuro di Asti con progetti coraggiosi e coerenti e ha riportato alle antiche e nobili funzioni un centro storico allora disastrato e fatiscente, abitato dagli ultimi.

Ha partecipato a costruire il nuovo modo di governare, fondato sulla consultazione, sulla partecipazione dei cittadini e sulla serietà morale, caratterizzato da forti segnali di cambiamento per un progetto complessivo della città.

Non ha chiesto lui di essere assessore, ma ha risposto a una richiesta del suo partito e, per evitare qualsiasi dubbio sulla sua rettitudine, ha chiuso lo studio di architetto e si è dedicato disinteressatamente alla cosa pubblica per il bene della città, rinunciando alla professione per l’interesse superiore della collettività.

Ha strutturato l’assessorato, impostato il modo di intendere l’urbanistica che rimane ancora nelle decisione buone che si prendono per questa città.

Ha lavorato senza sosta per realizzare il suo ambizioso progetto di pianificazione territoriale, di gestione programmata, di edilizia popolare (si pensi solo al quartiere Praia e allo svuotamento del Casermone), di dotazione di nuovi servizi per una popolazione in crescita a causa dell’immigrazione, del piano di insediamenti produttivi.

In particolare il coordinamento dell’edilizia privata con gli interventi di edilizia pubblica ha rappresentato un’importante novità come il mettere a regime le modalità di pagamento degli oneri urbanistici a vantaggio della comunità.

Ha dovuto combattere contro molti avversari perché ha toccato  importanti interessi economici e poteri forti. Lo ha fatto con convinzione e coraggio senza lasciarsi intimidire dalle minacce.

Lo hanno accusato di affossare l’edilizia e il patrimonio immobiliare e proprio i suoi nemici hanno beneficiato della sua illuminata opera, riqualificando le proprie aziende e valorizzando le case di proprietà.

Ha sostenuto con determinazione le sue tesi anche nelle discussioni all’interno del suo partito e ha insegnato a tutti che il perno fondamentale della buona amministrazione di una città sta nelle scelte dell’assetto urbanistico.

Platone è rimasto, a distanza di quarant’anni, l’assessore all’urbanistica per antonomasia, il punto di riferimento per coerenza, per competenza e chiarezza di intenti.

In una fase storica di grande crisi della politica e di profondo degrado morale Giorgio Platone risulta un modello esemplare della buona amministrazione e delle scelte strategiche lungimiranti, che danno i frutti a distanza di tempo.

E coloro che si apprestano a governare la città non devono dimenticarlo.

I suoi amici ricordano le battute fulminanti, il piacere dello scherzo, le imitazioni divertenti, i giudizi caustici, la grande cultura, la passione per le idee, i disegni perfetti che hanno alleviato anche la sua malattia.

Chi ha lavorato con lui ha imparato molto e ha rimpianto la sua assenza dalla scena pubblica.

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