di Marco Bersani
(Presidente di Attac Italia e membro della direzione del Comitato nazionale del Forum dei Movimenti per l'Acqua).
406.626 donne e uomini hanno firmato la legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua : un risultato straordinario, che premia un lungo percorso di costruzione partecipativa e includente della campagna di raccolta firme, una forte connessione tra le lotte territoriali e il loro necessario intreccio per fare di esse un'unica, articolata, vertenza nazionale.
La campagna per la ripubblicizzazione dell'acqua, dopo sei mesi di capillare lavoro in ogni angolo del Paese, è oggi tema nazionale ed è entrato nell'agenda politica istituzionale, quell'agenda del 'Palazzo', sempre più interessato a come ridislocare le stanze interne, sempre più restio ad aprire le finestre per capire cosa si muove nella società. Abbiamo sicuramente ottenuto il primo, e forse il più importante, risultato politico : oggi la consapevolezza sociale sulla questione dell'acqua e dei beni comuni è molto più diffusa di ieri.
Oggi le vertenze territoriali aperte possono contare su un più forte sostegno collettivo e su una riconoscibilità reciproca che ne permette la diffusione e il consenso. Oggi, nei luoghi dove vertenze territoriali non erano aperte, sono nati presidi democratici, luoghi di attenzione fertile e di mobilitazione possibile, che potranno risultare decisivi per il proseguio della nostra comune lotta.
Ma soprattutto, in questi sei mesi di dibattiti, iniziative, mobilitazioni e carovane, il movimento per l'acqua ha acquisito una nuova consapevolezza di sé e della propria forza, una preziosità che dovremo saper conservare, ora che abbiamo verificato il consenso popolare, ma che abbiamo davanti a noi la battaglia più dura, quella del consenso politico.
406.626 firme. Nessuno può più dire 'Io non lo sapevo'. Ma dobbiamo anche essere consapevoli della responsabilità che ci siamo collettivamente assunti e della necessità comune di proseguire ed approfondire la lotta.
Alcuni risultati parziali li abbiamo invero ottenuti. L'acqua è stata esclusa da ogni volontà di ulteriore privatizzazione insita nel DDL Lanzillotta, la Camera dei Deputati ha approvato il provvedimento di moratoria su ogni privatizzazione in corso e futura. Ma dobbiamo essere assolutamente consapevoli che nulla può essere dato per scontato, e che solo con l'approfondimento della lotta potranno essere conquistati nuovi e definitivi risultati.
Dobbiamo estendere e approfondire le lotte territoriali e saper costruire intorno ad esse, oltre alle ormai conosciute vertenze in corso, nuovi 'casi nazionali'; dobbiamo saper contrastare quanti negli enti locali, anche in risposta alla nostra campagna per la ripubblicizzazione, stanno accelerando i processi di privatizzazione; dobbiamo estendere, laddove ce ne siano le condizioni, situazioni di mobilitazione permanente e di pratiche come l'autoriduzione popolare delle tariffe.
Dobbiamo, in poche parole, inceppare in più punti e anche economicamente, i meccanismi di messa sul mercato e di valorizzazione finanziaria di un bene comune come l'acqua.
E dobbiamo tenere alto anche il carattere nazionale della vertenza sull'acqua, evitando che la forte e radicata mobilitazione che abbiamo costruito si riduca ad una lobbistica attesa che la legge faccia il suo corso nelle commissioni parlamentari.
Dobbiamo ottenere che il provvedimento di moratoria sulle privatizzazioni in corso e future venga definitivamente approvato al Senato; dobbiamo ottenere che la legge venga da subito inserita nella Commissione Ambiente della Camera; dobbiamo costruire una piattaforma di lotta anche in previsione della prossima Legge Finanziaria.
Dobbiamo, in poche parole, costruire una forte mobilitazione che approdi verso la seconda metà di ottobre a una grande manifestazione nazionale per l'acqua e per i beni comuni, contro le privatizzazioni e per uno nuovo spazio pubblico, contro la solitudine competitiva e per una nuova democrazia dal basso.
Dobbiamo dotarci di strumenti, agili e articolati a seconda delle diversità territoriali, ma che permettano una accumulazione di forza e di saperi: coordinamenti locali, per ATO o regionali, a seconda delle situazioni e delle esigenze.
E finalmente mettere in piedi l'osservatorio sull'acqua, come elemento di coagulo di conoscenza e di servizio alle mobilitazioni, costruendolo collettivamente e dal basso, così come abbiamo imparato a lavorare in questi anni.
E dobbiamo costruire, territorialmente e nazionalmente, una forte alleanza con quegli Enti Locali che hanno deliberato il loro appoggio alla legge d'iniziativa popolare e che, in alcuni casi (l'acquedotto del Monferrato e Rieti) hanno deciso di anticipare la legge, fuoriuscendo dalle gestioni attraverso SpA a qualsiasi titolo.
Da ultimo, ma non per importanza, la lotta sull'acqua potrà avere futuro se non la pensiamo e pratichiamo come una lotta specifica e chiusa in sé e se saremo capaci di mettere a disposizione la nostra esperienza perchè altre vertenze possano rafforzarsene e reciprocamente costruire connessioni non solo sentimentali, bensì politiche, di lotta e di pratica partecipativa.
La nostra lotta ha una propria storia, una propria piattaforma e un proprio radicamento politico-culturale e territoriale e, come tale, ha un suo proprio percorso. Ma anche dalla permeabilità verso altre esperienze e dalla capacità di costruzione di un pensiero e di una mobilitazione forte su tutta la questione dei beni comuni naturali e sociali, dipenderà l'esito di un percorso di cui oggi abbiamo vinto la prima tappa, e di cui da domani dovremo riprendere il cammino.
Oggi sappiamo che possiamo farlo con più fiducia, intelligenza collettiva e determinazione.