Da provincia del vino a provincia del vino e dell'acqua pubblica

Si è conclusa Martedì 10 Luglio, con l'udienza ufficiale a Roma dinanzi al Presidente della Camera Fausto Bertinotti, la prima fase della campagna nazionale a sostegno della proposta di Legge d'iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione delle Acque.
La delegazione del Forum nazionale dei Movimenti per l'Acqua ha consegnato, nell'occasione, le 406.626 firme di cittadini italiani raccolte nel corso dei sei mesi della campagna, che ha visto la brillante azione sul territorio astigiano di uno specifico Comitato, promosso e coordinato dal Gruppo P.E.A.C.E. (Pace, Economie Alternative, Consumi Etici) dell'Asti Social Forum, a cui hanno aderito ben 27 organizzazioni della Società Civile della nostra provincia: Associazioni del volontariato laico e cattolico, della cultura, dell'ambientalismo, Enti Locali, forze sindacali, organizzazioni partitiche.

Estremamente significativi i risultati conseguiti anche sul piano locale.

Nell'astigiano si era stabilito un obiettivo di raccolta attorno alle 2.100 firme, pari all'1 % della popolazione provinciale circa. Il risultato finale si è attestato a 2.821 firme raccolte (ma nelle settimane successive sono giunti ulteriori moduli firme che portano il totale delle adesioni ad oltre 3.000 cittadini astigiani), risultato dunque sensibilmente superiore alle attese e frutto di una lenta 'semina' che ha progressivamente portato l'attività informativa del Comitato astigiano a diretto contatto con gran parte dei Comuni della nostra provincia.

Il buon risultato 'numerico' è stato maggiormente impreziosito dall'adesione al progetto di salvaguardia delle acque pubbliche da parte delle Amministrazioni locali.
Dall'inizio del mese di Aprile, infatti, forte del capillare lavoro già svolto fino a quel momento in forma rigorosamente aperta/pubblica attraverso i molti banchetti di raccolta firme lungo le vie e le piazze astigiane, il Comitato Astigiano ha formalmente affrontato l'Amministrazione Provinciale, l'Autorità d'Ambito n° 5 e i quattro gestori degli acquedotti astigiani, chiedendo loro di esprimere una valutazione ufficiale dei contenuti della proposta di Legge d'iniziativa popolare.

La qualità della proposta e il modo con cui essa è stata avanzata, ha permesso al Comitato di ottenere l' adesione da parte del Consorzio dei 101 Comuni dell'Acquedotto del Monferrato (primo e finora unico Acquedotto italiano ad aver ufficialmente scelto di appoggiare la proposta di Legge d'iniziativa popolare), dell'Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale n° 5 Astigiano-Monferrato (anche in questo caso, primo e finora unico ATO in tutta Italia) e dell'Amministrazione Provinciale di Asti.

Dopo le precedenti adesioni dell'Ente Parchi e Riserve Naturali Astigiani, della circoscrizione Asti Est e dell'amministrazione comunale di Castello d'Annone, tali attestazioni hanno acceso i riflettori della stampa nazionale alla realtà della provincia di Asti, candidatasi (a suon di argomenti ') , grazie al capillare lavoro del Comitato Astigiano, ad autentico territorio di riferimento nella salvaguardia dell'acqua pubblica. Tanto che il Comitato Astigiano ha ospitato ad Asti (in Settembre) un primo informale incontro nazionale fra Comitati ed Enti Locali aderenti alla proposta di Legge, da cui è scaturita l'esigenza di dar corpo a coordinamenti su base regionale fra Società Civile, Enti Locali, Ato, gestori acquedotti (lo scorso 19 Novembre, Asti ha ospitato il primo incontro del coordinamento piemontese).

Un risultato importante e un primo passo verso l'obiettivo del recupero del concetto stesso di 'Bene Comune', ottenuto grazie ad un costante e testardo lavoro di gruppo ben supportato da una meticolosa azione informativa e formativa.

Le pagine locali dei quotidiani piemontesi, i settimanali/bi-settimanali, le emittenti radiofoniche e televisive locali hanno dato costante notizia delle iniziative del Comitato Astigiano, illustrato i contenuti della proposta di legge, raccontato come si può tutelare e risparmiare l'acqua potabile a partire dai consumi individuali.
Articoli a firma di membri del Comitato sono stati ospitati da periodici associativi e da riviste culturali e suoi Relatori sono stati invitati ad innumerevoli incontri, ad iniziare dalla Tavola Rotonda organizzata dalla Provincia di Asti in occasione della 'Giornata Mondiale dell'Acqua' e dall'incontro pubblico dello scorso Maggio con il Ministro per l'Ambiente Pecoraro Scanio.

La Rete è stata, inoltre, coinvolta nell'organizzazione di cicli formativi ed informativi: da 'Astigiò/Stili di vita' a 'Percorsi di Pace', sino a programmi di aggiornamento per gli insegnanti astigiani sul tema dell'acqua, proposti dal Laboratorio di Educazione Ambientale e dall'Assessorato all'Ambiente del Comune di Asti. Alcune scuole elementari hanno, infine, utilizzato supporti educativi creati dal Gruppo P.E.A.C.E. come basi per il lavoro delle loro scolaresche.

SINTETICO 'IDENTIKIT' DEI FIRMATARI ASTIGIANI
Duemilaottocentoventuno tra donne e uomini residenti nella provincia di Asti hanno, dunque, chiesto ufficialmente alle nostre Istituzioni che l'acqua (fonte di vita e diritto universale) torni ad essere considerata un diritto e non una merce.

I firmatari hanno un'età media di 37 anni. Per il 54 % sono donne, contro il 46 % dei maschi. Il più giovane ha 18 anni, il meno giovane 84.

I residenti del capoluogo hanno fatto la parte del 'leone': sono ben 1.254 i 'cittadini di Asti' che hanno firmato la petizione, pari ad oltre il 44 % del totale delle adesioni raggiunte su scala provinciale.

Ai residenti di Castello di Annone spetta la palma di cittadini più sensibili alla salvaguardia dell'acqua pubblica: sono 463 i firmatari a favore della proposta di legge popolare, una media straordinaria pari a circa 1 abitante su 4 (e, ovviamente, solo i cittadini elettori potevano sottoscrivere la petizione ').
Occorre ricordare che Castello di Annone è stato anche il primo Comune astigiano a deliberare ufficialmente la propria adesione ai principi ed alle finalità della proposta di legge (seguito dal Comune di Canelli) e che (unitamente a Rocchetta Tanaro) resta l'unico esempio di amministrazione comunale della provincia tuttora in grado di mantenere l'autonoma gestione di un proprio acquedotto cittadino.

Grande attivismo hanno mostrato parecchi piccoli e medi Comuni della nostra provincia, che hanno fatto registrare anche adesioni attorno al 5 - 10 % della loro rispettiva popolazione comunale residente. E' il caso di Capriglio (9,8 %), Rocchetta Tanaro (9,7 %), Cerro Tanaro (9,2 %), Coazzolo (7,1 %), Cortanze (6,8 %), Moransengo (5,9 %).

Significativa l'adesione degli iscritti alle categorie del sindacato Cgil, attestatisi attorno ai 450 firmatari.

Nelle ultime settimane della campagna, il Comitato si è preoccupato di diffondere l'iniziativa tra i 51 Comuni astigiani aderenti al Consorzio dell'Acquedotto del Monferrato, raccogliendo 390 firme in particolare tra i componenti delle giunte/consigli comunali: un dato ben più che 'simbolico' che sancisce la partecipazione delle comunità coinvolte.

L'acquedotto del Monferrato è una sorta di autentica 'mosca bianca', una 'felice anomalia' nel panorama tracciato dalla Legge Galli che, dal 1994, rese pressoché obbligatoria la forma di Società per Azioni per i gestori delle acque pubbliche nazionali; per una quasi 'miracolosa' circostanza (l'atto fondativo del 1930 sancito da un Regio Decreto), esso è riuscito a distinguersi e a cucirsi addosso i panni di Consorzio fra Comuni: ben 101 piccoli Comuni, con radici ben piantate nel cuore del Piemonte rurale dalle dolci colline vitate, tra le province di Asti, Alessandria e Torino.

Tra il 1995 e il 2002 si scatenò una 'querelle' giudiziaria con l'azienda Acquedotto del Monferrato SpA (di proprietà della Società azionaria per la condotta di Acque Potabili – SAP, ex Italgas e concessionaria decaduta per la scadenza naturale dell'affidamento) che solo nel Luglio del 2002 si concluse con una sentenza definitiva che riconosceva in modo incontrovertibile il diritto del Consorzio ad entrare in possesso del proprio acquedotto e di gestirlo. Dal 1° Gennaio 2003, il Consorzio gestisce direttamente gli impianti e il servizio idrico integrato nel territorio dei 101 Comuni consorziati; la qualità del servizio (a detta dei cittadini utenti) è nettamente migliorata senza che ciò abbia causato la necessità di aumenti tariffari. E il bilancio del Consorzio, nonostante gli ingenti investimenti indispensabili alla manutenzione delle obsolete reti ereditate dalla gestione privata, risulta essere in attivo.

Una dimostrazione concreta, dunque, di come 'pubblico possa anche essere bello' '
Una risposta ai dubbi di quanti credono che solo il mercato sia in grado di regolare il corretto esistere delle nostre società e che ci permette di affermare con ancora maggiore forza che l'Acqua è un diritto e non una merce '

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