L'acqua astigiana inizia a scorrere verso un gestore unico

La provincia di Cuneo ha recentemente completato un lungo e delicato processo che ha portato alla costituzione del Consorzio senza fine di lucro CoGeSI (Consorzio Gestori Servizi Idrici), a cui è stata affidata la gestione dei Servizio Idrico Integrato dell’Ambito n. 4 cuneese. Un soggetto, dunque, interamente pubblico che nei giorni scorsi si è visto riconoscere un finanziamento di 23,5 milioni di euro dal PNRR per l'ammodernamento della rete idrica del territorio. Nell'astigiano il percorso per un gestore unico è invece appena iniziato, con l'ingombrante presenza di un socio privato...

Secondo quanto riportato dalla redazione astigiana de "La Stampa", in questi giorni l'Ato 5 ha avviato la definizione del nuovo Piano d'Ambito di programmazione che prevederebbe nel 2027 anche la pubblicazione del bando per la futura concessione della gestione unica, che verrà poi assegnata nel 2028 e resa attiva dal 1° gennaio 2031.
Ma se il cuneese ha scelto l'affidamento al gestore pubblico, ad Asti la questione continua a restare identica a quella che da anni continuiamo a segnalare (recentemente qui).

Tutti concordano sull'opportunità di affidare la gestione unica al consorzio S.I.A.M. (Servizi Idrici Astigiani e Monferrato) già formato da anni e costituito dagli attuali quattro gestori acquedottistici in forma paritaria, ovvero ciascuno con il 25% delle quote azionarie. Ma uno dei quattro, ovvero ASP SpA, è oggi partecipato da un socio privato. Lo si vuole forse far entrare nell'azionariato di tutto il "player" che gestirà l'acqua potabile della nostra provincia?

A questa domanda non è ancora stata data risposta concreta, anche se il presidente di ASP (Fabrizio Imerito) ha ricordato attraverso il quotidiano che il socio privato «Nos, nord ovest servizi, rappresenta il 45% delle quote di Asp e quindi "spalmandola" su quattro gestori, la percentuale sarebbe intorno al 10%. C'è anche da dire che il 70% delle quote di Nos fanno capo, con diverse entità, a Iren. In molti continuano a considerare Iren come un privato quando in realtà è partecipata da Comuni, cioè enti pubblici».

Problema risolto, allora? Per nulla...
Perchè Iren è una delle più grandi multiutility italiane, attiva nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. Un percorso di crescita progressivo che l'ha portata dall'essere l'azienda municipale di Parma, Torino, Genova, Reggio Emilia a ciò che è oggi: nel suo "piccolo" una "piccola e nostrana multinazionale", quotata in Borsa e non più controllata dai suoi soci pubblici ma da un consiglio di amministrazione. Un'azienda, insomma, che come tale è fortemente legata a performance di bilancio e a profitti.

Ma l'acqua non è una merce. E nei prossimi anni la sua progressiva minore disponibilità naturale la renderà ancora più preziosa.
Così preziosa da non poterla affidare alle turbolenze del "mercato", ma da custodire come una risorsa vitale della comunità.
Cioè di tutte e tutti...

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