Acqua Pubblica: anche ad Asti occorre riaprire la lotta !

di Alessandro Mortarino.
ImageImmagino che, di questi tempi, chiedere alle anime sensibili astigiane di sobbarcarsi un altro “carico” (come se non bastassero le tangenziali, gli inceneritori, le mille piccole vertenze dello “Stop al Consumo di Territorio”), urgente e imponente, sia pretesa eccessiva. Eppure, amici, ci tocca: perché il Governo ha deciso di privatizzare definitivamente i beni comuni, acqua compresa, e allora dobbiamo inventarci uno stratagemma. Ad esempio: chiedere ai nostri Comuni di modificare il proprio Statuto così come lo stanno facendo decine di amministrazioni municipali, mentre la Regione Puglia ripubblicizza il suo grande acquedotto …

Già, perché la regione Puglia ha recentemente sancito, attraverso una delibera di Giunta, l’avvio della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, definendo l’acqua un "bene comune e un diritto umano universale" e il servizio idrico come "servizio di interesse regionale privo di rilevanza economica" e nel contempo ha deciso di impugnare presso la Corte Costituzionale il provvedimento legislativo nazionale in quanto lesivo delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni.

Andiamo con ordine.
Nel 2005 il Gruppo P.E.A.C.E. avvia ad Asti un percorso per la salvaguardia del bene comune “Acqua”: molta formazione (interna) ed informazione (esterna) rivolta ad adulti/cittadini ed agli studenti di ogni grado, dalla scuola materna a quella superiore. Un gran numero di banchetti per le vie e piazze di Asti per avvicinare l’acqua del rubinetto (cioè la comunissima “acqua del Sindaco”) ai palati dei più e ragionare di “bene comune”; con grande nostra sorpresa, l’argomento viene vissuto non come un “ufo” ma come una percezione molto presente nel quotidiano vissuto degli astigiani.
Ci piace fare “politica” in questo modo, partendo con molta umiltà e senza sigle, lavorando attorno ai beni comuni naturali, cioè essenziali alla nostra vita (acqua, aria, terra/territorio, fuoco/energia).

Il passo successivo è, già nel 2006, l’ingresso del Gruppo P.E.A.C.E. nel Forum nazionale dei Movimenti per l’Acqua.
Nel 2007, il Movimento nazionale passa all’azione “forte”, promuovendo niente meno che una proposta di legge di iniziativa popolare che definisce alcune cose essenziali sul diritto all’accesso all’acqua e chiede la totale ri-pubblicizzazione degli acquedotti italiani.
La campagna dura sei mesi;
occorrono 50.000 firme, ne vengono raccolte 406.000 !
Ad Asti il Gruppo P.E.A.C.E. chiama a raccolta tutto il mondo associazionistico locale e nasce il “Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche”, formato da 27 organizzazioni: Acli, Associazione A Sinistra, Associazione Italia/Cuba, Asti Social Forum, Casa degli Alfieri, Cgil provinciale, Cgil Fp, Comitato Iscritti Cgil della Cassa di Risparmio Asti, Comune di Castello d’Annone, Confederazione Cobas, Coop. Della Rava e della Fava, Dendros Canelli, Disvi, DodiciCeste, Ente Parchi e Riserve Naturali Astigiani, Federazione Verdi, Gruppo di Acquisto Solidale “Il Gasti”, Gruppo P.E.A.C.E., Legambiente, Libera, Lista Civica “La Città che Vogliamo”, Organizzazione Mato Grosso, Osservatorio del Paesaggio, Pro Natura, Partito dei Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Tempi di Fraternità.
Il coordinamento di questa rete viene affidato a me (“chi lancia un’idea, si assume anche gli oneri” è l’epitaffio d’onore con cui vengo candidato …).

Asti fa la sua parte nello splendido ed importante risultato nazionale: oltre 3.000 firme sono il bottino che portiamo in dono alla campagna (a fronte di un obiettivo iniziale di 2.000 firme, oltre l’1 % dei cittadini astigiani) e con esse anche alcuni importanti risultati “istituzionali”. Come l’adesione ufficiale del Consorzio dei 101 Comuni dell’Acquedotto del Monferrato (unico gestore di acquedotto ad avere aderito alla proposta di legge in tutta Italia), dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale n° 5 Astigiano-Monferrato (anche in questo caso, primo e unico ATO in tutta Italia), dell’amministrazione provinciale (allora presieduta da Roberto Marmo), della circoscrizione Asti Est, dell’Ente Parchi astigiano, dei Comuni di Castello di Annone e Canelli.
Al termine dei sei mesi di campagna gran parte dei comitati si sciolgono, come naturale; quello astigiano, invece, rilancia proponendo un tavolo tra comitati ed Enti Locali a livello regionale e nazionale, tanto che i primi incontri “esplorativi” si tengono proprio ad Asti tra Settembre e Novembre 2007.

Mentre ad Asti l’acqua del rubinetto entra ufficialmente nelle mense comunali, l’iter delle 406 mila firme si scontra con la caduta del Governo Prodi, nuove elezioni, un nuovo assetto di maggioranza a matrice centro/destra che fa rallentare il dibattito nelle specifiche Commissioni.
Anziché discutere la richiesta palesemente popolare di riportare in seno alla gestione pubblica tutti gli acquedotti ora in mano (parziale o totale) ai Privati o alle ex Municipalizzate, il Governo Berlusconi ne inventa una nuova.
Ad Agosto del 2008 (guarda caso proprio nell’ovattato periodo feriale, in cui molte attenzioni calano …) viene promulgata la legge 133/2008: la gestione del servizio idrico integrato in Italia viene così normata dall’ormai famigerato Art. 23 bis di tale Legge che prevede, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati.
Il 9 Settembre 2009, altra “picconata”: il Consiglio dei Ministri approva un decreto legge (il 135/2009, il cui Art. 15 - che modifica l’Art. 23 bis della 133/2008 - muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo:

- l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;
- la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai Comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011.

Questo è dunque il destino dell’acqua ma anche di tutti i servizi pubblici locali, dai rifiuti ai trasporti ecc. !

Occorre dunque mobilitarsi ?
Vi pare una domanda da farsi o concordate sul fatto che la gravità della situazione ci impone di attivarci (nuovamente) anche ad Asti ?

Se siete d’accordo con me, ecco allora qualche semplicissima proposta operativa:

1. Ricostituiamo la rete del “Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche”: le 27 organizzazioni che nel 2007 ne avevano fatto parte vogliono darci conferma della loro disponibilità a continuare la lotta ?

2. E quante altre organizzazioni, Associazioni o Comitati hanno voglia di aggiungersi ?

3. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha predisposto alcune proposte per poter dare inizio ad un percorso di ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato a partire dagli Enti Locali più vicini al cittadino, cioè i Comuni. In particolare, sono stati preparati alcuni documenti da utilizzare ovunque:

una proposta di delibera comunale "tipo", ovviamente modificabile e adattabile alle esigenze locali. Tale proposta può essere direttamente promossa dalla Giunta Comunale o dal Consiglio Comunale.
- una proposta di delibera comunale d’iniziativa popolare, per la quale si devono raccogliere le firme e presentarle al Comune affinchè venga discussa. Per chiunque volesse intraprendere questo percorso è necessario prendere visione dello Statuto Comunale per conoscere quali sono le modalità con cui attualmente viene disciplinata la materia.
- una proposta di modifica/integrazione dello Statuto Comunale. Tale proposta dovrà raggiungere una maggioranza pari ai 2/3 del Consiglio Comunale.

4. Ora sappiamo che uno dei più grandi acquedotti del Mediterraneo (l’AQP – Acquedotto Pugliese) lo scorso 20 Ottobre è stato ri-pubblicizzato … E il nostro Acquedotto del Monferrato è già un esempio di come aggirare le volontà liberiste del nostro governo nazionale: attraverso la posizione giuridica di Ente consortile fra Comuni. Ad Asti (e in gran parte d’Italia) è l’unico esempio di gestore assolutamente pubblico. Facciamo attenzione all’ASP di Asti, destinata (se il decreto legge 135/2009 non verrà fermato) a perdere anche la attuale risicata maggioranza in mano al Comune di Asti.

5. In molti Comuni (in Sicilia, innanzitutto) lo Statuto è già stato modificato in modo da indicare esplicitamente che "il servizio idrico integrato viene dichiarato servizio pubblico locale senza scopo di lucro e che la gestione del servizio idrico integrato nonché l'uso e la proprietà delle reti devono essere pubbliche e di competenza del comune”. Questa operazione andrebbe fatta in ogni Comune astigiano: o le amministrazioni modificano lo Statuto oppure occorre fare come a Torino, dove gli amici del Comitato Acqua - spronati dall’infaticabile Mariangela Rosolen – hanno già raccolto oltre 12.000 firme necessarie per promuovere una proposta di legge popolare a livello comunale.

6. Infine, c’è una petizione on-line nazionale da sottoscrivere urgentemente per chiedere il ritiro del decreto legge che intende “offrire l’acqua-diritto di tutti al controllo dei potentati economici privati. La trovate a questo link http://www.petizionionline.it/petizione/campagna-nazionale-salva-lacqua-il-governo-privatizza-l-acqua-/133 .

Attendo segnali di disponibilità operativa …
Ovviamente, tutti voi sapete che la gestione della segreteria nazionale del “Movimento Stop al Consumo di Territorio” ultimamente mi sta portando un po’ lontano da Asti. Ma per questa battaglia io ci sono.
Come sempre …
E voi ?

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