Come proteggere gli acquedotti astigiani


di Alessandro Mortarino.


La rete delle 67 organizzazioni che animano il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche ha riassunto in questi giorni il quadro della situazione, lo stato di salute e i pericoli in vista per quanto riguarda la preziosa acqua potabile dei nostri acquedotti provinciali. E ha definito le sue strategie: richieste specifiche ai gestori astigiani, attenzioni da porre in alcune aree di rischio che non occorre affatto sottovalutare ...




LO SCENARIO
Nei giorni scorsi un documento elaborato dal National Intelligence Estimate e reso pubblico dal Dipartimento di Stato a Washington ci mette a disposizione un inquietante scenario sul prossimo futuro definendo le "Water Wars": entro il 2022 il nostro mondo subirà l'aumento esponenziale della popolazione e la diminuzione della disponibilità d'acqua potabile necessaria per sostenerla.
I fattori climatici porteranno ad inondazioni, carenza o indisponibilità di acqua dolce, povertà crescente; e tutto ciò farà sviluppare tensioni sociali e probabili forme di minacce terroristiche: attentati contro dighe, argini e risorse acquifere. Ma anche guerre tra nazioni: guerre per l'acqua, elemento essenziale per la vita o la morte.

I POZZI DELL'ACQUEDOTTO DEL MONFERRATO
La più grande fonte di approvvigionamento idrico in Piemonte è rappresentata dai pozzi di Saluggia-Cascina Giarrea, da cui "pesca" l'acquedotto del Monferrato.
A pochi metri di distanza da quelle sorgenti continua ad esistere un grave pericolo: la "piscina" che contiene i residui delle scorie nucleari della centrale di Trino Vercellese (in forma liquida). Doveva essere un sito di stoccaggio temporaneo, è tutt'ora (a distanza di lustri) in assoluto utilizzo e, a leggere i piani previsionali dello Stato, pare di capire che rischi di diventare il sito nazionale permanente di tutte le scorie radioattive italiane (e già oggi il 90 % circa di esse sono lì custodite).
La "piscina" di contenimento ha già avuto alcune perdite, con relativa radioattività rilevata - fortunatamente - solo nelle falde superficiali dei terreni circostanti; il pericolo di altre e più gravi fuoriuscite è una realtà.
A cui andrebbe aggiunta la situazione naturale del territorio, con la Dora Baltea a pochi metri e quindi, in caso di disastro, un "vettore" automatico in grado di spingere il danno fino al Po e oltre: infiniti chilometri di possibile contagio.
Ora il rapporto "Water Wars" induce a preoccuparci anche degli aspetti squisitamente legati a possibili atti terroristici. Pensate cosa significherebbe se un attentatore sganciasse un missile o una semplice bomba in quella zona e se l'acquedotto del Monferrato - che serve 101 Comuni dell'astigiano, dell'alessandrino e del torinese - non potesse più fornire acqua potabile alla popolazione locale ! Un disastro irrecuperabile.
Di questo tema nessuno pare preoccuparsene: il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche lancia l'allarme (o, meglio, rinnova l'allarme; perchè tutti sanno che il rischio c'è; e da molti anni ...).

LA GESTIONE PUBBLICA DELL'ACQUA ASTIGIANA
Più volte abbiamo ripreso questo tema su AltritAsti e credo non sia necessario ripetere alcuni concetti se non un ultimo sillogismo: se lo scenario mondiale delinea un futuro di guerre per assicurarsi la (poca) acqua potabile restante e se "rubare" oppure avvelenare l'acqua del vicino sarà il nuovo obiettivo del terrorismo internazionale, ogni persona di buon senso dovrebbe capire che il nostro futuro di pace e prosperità non può non tenere conto della necessità di garantire l'acqua (in giusta misura) a tutti fin da oggi.
Ovvero, in primo luogo, occorre eliminare qualunque possibile forma di lucro dalla sua gestione e far sì che sia il "Pubblico" (con la P maiuscola) a preoccuparsi delle sue sorti, vitali per tutti.
A livello nazionale il Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua ha lanciato una campagna di "obbedienza civile" per chiedere che l'applicazione degli esiti referendari venga attuata da tutti i gestori. Anche nell'astigiano prende forma una iniziativa molto articolata.

I QUATTRO GESTORI ASTIGIANI
Quattro soggetti giuridicamente differenti, ai quali il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche ha rivolto altrettante - leggermente differenti - richieste.
All'Acquedotto della Piana e all'Acquedotto Valtiglione, entrambi interamente pubblici in forma di Società per Azioni, è stato richiesto di seguire repentinamente l'esempio della municipalizzata di Napoli, trasformata nelle scorse settimane in Ente di Diritto Pubblico.
All'Acquedotto del Monferrato, uno dei pochi Consorzi fra Comuni esistente in Italia (forma che tutela al massimo il ruolo del sistema pubblico nella gestione acquedottistica), è stato richiesto di rendere ancor più trasparente il proprio modello gestionale, il bilancio consuntivo, le previsioni ed investimenti.
All'Asp (SpA partecipata al 45 % da soci privati e al 55 % dal Comune di Asti) è stato inviato un "avviso": il Comitato avvierà la campagna di "obbedienza civile" per invitare i cittadini/utenti a trattenere dal pagamento delle prossime bollette il 7 % (tutto ancora da conteggiare e probabilmente addirittura superiore) di remunerazione del capitale investito. Nessun profitto dalla gestione dell'acqua, è il messaggio insito nella richiesta del Comitato. Che ora attende, prima di avviare la campagna locale, un segnale da parte dei vertici dell'Asp.

QUATTRO GESTORI DIVERSI O UN SOLO GESTORE PUBBLICO ?
Mettiamo un punto interrogativo a questa che vorremmo fosse un'affermazione. Il territorio astigiano è di così ridotta dimensione che la logica di una buona economia di scala porterebbe a riunire i nostri quattro gestori in un unico soggetto. La proposta del Comitato introduce questo elemento e disegna un quadro possibile (ma occorre la volontà politica ...): se le aziende consortili fossero tre, allora il già attuato Consorzio S.I.A.M. potrebbe avviare un percorso per "inglobare" anche l'Asp.
Come ? Due strade sono suggerite: la prima prevede l'acquisizione del 45 % delle quote azionarie in mano ai soci privati da parte del Comune di Asti. Ma dove reperire i denari per riprendersi quelle quote vendute appena una decina di anni fa ?
La seconda strada pare più praticabile: chiedere che il ramo idrico venga scorporato dal resto di Asp e venga ceduto al Consorzio.
E' ora di iniziare a ragionarne !

ANCHE PERCHE' IL MOSTRO AVANZA

Il "mostro" è la grande multiutility del nord e le notizie non sono affatto rassicuranti. Ma di questo sapete già tutto: https://www.altritasti.it/index.php/archivio/acqua-diritto-di-tutti/1323-beni-comuni-contro-grandi-concentrazioni

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