In libreria il secondo lavoro narrativo di Mario Zunino, Professore ordinario di biologia animale, esperto di fama mondiale di biogeografia e tassonomia animale, massimo specialista di coleotteri scarabeidi.
“Giacu era un ventürìn, un figlio di nessuno. Una notte di tanti anni prima, qualcuno aveva fatto girare la ruota del Buon Pastore e tintinnare la campanella, per poi sparire nella notte. Lo avevano battezzato Giacomo, Giacomo Freisa, ma ormai da tanti anni era diventato Giacu, e poi, da quando era riuscito ad avere una cascina tutta sua, era Giacu ‘d la Möia”.
Giacu è un giovane trovatello che vive di vagabondaggio e di duro lavoro tra le colline piemontesi delle Langhe. Stanco di essere sfruttato dai suoi padroni, si improvvisa marinaio e si imbarca per la ‘Merica. Qui si arruola dapprima come scorta armata alle diligenze, poi si unisce a gruppi di gauchos argentini. Ma il sogno di tornare nelle sue Langhe gli resta impresso nel cuore. Riesce a fare ritorno in patria da uomo ricco e il suo desiderio si avvera: acquista una cascina con tanta terra da lavorare, la Möia. Tipica casa langarola, è la vera protagonista di questo romanzo: vive insieme alla famiglia di Giacu e dei suoi figli, attraversando due guerre mondiali e la lotta partigiana. Le donne qui sono compagne che affiancano l’uomo con devozione, nuore dapprima dissennate ma che trovano poi la redenzione, figlie ribelli che non perdono però l’amore famigliare e ancestrali donne magiche, le masche, elemento tipico della cultura popolare piemontese che vivono negli affascinanti boschi langaroli, rendendo quella terra ricca di storia, profumi e sapori che non svaniscono nel tempo.
Mario Zunino vive tra Asti e una casa nelle Alte Langhe, in Piemonte, e da quarant’anni soggiorna spesso in America Latina, in particolare in Messico, dove è stato, tra l’altro, tra i fondatori di una delle prime riserve della biosfera UNESCO, e tra i primi ricercatori internazionali del prestigioso Instituto de Ecologìa messicano, con cui collabora tutt’ora. Professore ordinario di biologia animale, esperto di fama mondiale di biogeografia e tassonomia animale, massimo specialista di coleotteri scarabeidi, ha insegnato, fatto ricerca, impartito corsi, organizzato convegni e tenuto conferenze in molti Paesi europei ed extraeuropei. È autore di oltre duecento lavori scientifici, parla e scrive in varie lingue straniere.
La narrativa è da sempre stata il suo amore segreto. Dal 2013 si è finalmente deciso a scrivere, partecipando anche a molti premi letterari. Il suo primo libro di narrativa, “Il capitano e altre storie di Langa (Buendia, 2020) è una raccolta di racconti e ha ricevuto un eccellente successo di pubblico e critica.
Con “Cent’anni di Langa” esordisce con il suo primo romanzo.
Così come nel precedente libro, anche “Cent’anni di Langa” ha come protagonisti la natura e i suoi diversi paesaggi, sia di qua che al di là dell’oceano Atlantico, e storie di uomini e di donne che si intrecciano nella narrazione. La storia si svolge, come si desume dal titolo, nelle Langhe con una parentesi in America Latina, ed in ambienti e situazioni che rimandano all’atmosfera sospesa tra storia e mito del realismo magico langarolo richiamato anche nel primo libro. I personaggi parlano un linguaggio spesso scarno, alla Fenoglio, ma sono contemporaneamente ricchi di espressioni dialettali provenienti da diverse lingue, dal piemontese langarolo, allo spagnolo sudamericano, al genovese, creando una lingua originale e a volte ilare, sospesa tra il Piemonte, la Liguria e l’America Latina.
Il titolo del romanzo riprende idealmente i “Cent’anni di solitudine” di Garcìa Màrquez, raccontando la storia del capostipite e la successiva avvincente saga di una famiglia, tra le aspre colline boscose del Piemonte meridionale, l’Argentina dell’emigrazione italiana, ed il ritorno alle cascine delle Alte Langhe, nel periodo che va dagli anni immediatamente precedenti l’Unità d’Italia, alle vicende storiche del Novecento, fino ad arrivare al presente contemporaneo.
La storia comincia dalla gioventù di Giacu, un trovatello, fatta di vagabondaggio e di duro lavoro nelle campagne. Stufo di quella vita, si inventa marinaio e si imbarca per la ‘Merica, dove trova lavoro come scorta armata alle diligenze e poi tra i gauchos argentini. Mantiene però intatto il suo sogno di ritorno in patria, dove comprare una cascina tutta sua e lavorare la terra. Diventato ricco, riesce a realizzare il suo desiderio e la sua storia si intreccia con quella de La Möia, tipica casa langarola, che vive le alterne vicende dalla sua famiglia, attraversando due guerre mondiali e la lotta partigiana.
Nella narrazione le donne sono compagne che affiancano l’uomo con devozione, nuore dapprima dissennate ma che trovano poi la redenzione, figlie ribelli che non perdono però l’amore familiare, e ancestrali donne magiche, le masche, elemento tipico della cultura popolare piemontese.
L’ultima generazione della Möia lascerà la vita contadina per la città, e la casa comincerà a patire l’abbandono, venendo acquistata da una coppia di svizzeri che vi si stabilirà definitivamente, estendendo il senso di accoglienza e di appartenenza di quella cascina e dell’Alta Langa che la circonda. I restauri, rispettosi dell’architettura rustica locale, faranno rivivere quell’antica casa di pietra, vera protagonista di questo libro insieme con la terra di Langa.
Cent’anni di Langa. Storia di una cascina e di una famiglia
di Mario Zunino.
pp. 112 - 12,00 €
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