Le riflessioni del nostro Direttore, Carlo Rubiolo, in occasione della V Giornata Mondiale del Povero, istituita da Papa Francesco al termine del Giubileo della misericordia del 2017, che cade domenica 14 novembre.
Non è certo una ricorrenza da festeggiare, è piuttosto l’occasione, anche per la Caritas saluzzese, per riflettere su quell’aspetto così intollerabile della nostra società che consiste nella contemporanea presenza di ricchezze favolose e povertà disperate per cui qualcuno può soddisfare tutti i propri capricci, anche quello di fare del turismo spaziale, mentre altri sono privi di tutto, anche della speranza nel domani. La piaga della povertà è presente in tutte le società, a tutte le latitudini: è una piaga che gli uomini non sono ancora riusciti a estirpare, non perché sia impossibile, ma perchè manca l’autentica volontà di farlo.
Per chi vive fuori dal bisogno è difficile sentire intimamente la condizione di chi invece deve lottare ogni giorno per garantire per sé e per la propria famiglia la semplice sopravvivenza, ma è a questo intimo sentimento che Papa Francesco vuole spingerci con questa Giornata, superando la tradizionale forma dell’elemosina per giungere alla condivisione personale della sofferenza degli ultimi. Scrive infatti il Papa: “ L’elemosina, è occasionale; la condivisione invece è duratura. La prima rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve; la seconda rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia. Insomma, i credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui”.
È proprio lo spirito di condivisione con gli ultimi che anima la Caritas, creata cinquant’anni fa da san Paolo VI per dare visibile “testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana”. La forza operativa della Caritas poggia su due grandi pilastri: il lavoro dei volontari e la generosità dei donatori. Le volontarie e i volontari sono il motore dell’attività della Caritas, donne e uomini che mettono a disposizione di chi ha bisogno non solo il loro tempo, ma soprattutto il loro cuore, in un attegiamento di ascolto e di condivisione che vale forse più del sostegno economico.
Ma come tutti i motori, anche quello della Caritas ha bisogno di carburante, in questo caso costituito dalle risorse economiche che provengono da due canali principali: l’otto per mille e le donazioni. L’otto per mille è quello che i contribuenti ci affidano quando nella dichiarazione dei redditi firmano nel riquadro della Chiesa cattolica: un piccolo gesto che non costa nulla a chi lo compie, ma fa arrivare alla Caritas risorse essenziali per i suoi interventi.
È però possibile contribuire anche con un sostegno più diretto, attraverso offerte che, se effettuate nelle forme opportune, possono essere detratte dalle tasse. A Saluzzo, per esempio, si possono fare donazioni dirette nella segreteria di corso Piemonte 56 o disporre bonifici detraibili sull’iban IT73F0538746770000038005274 a favore di A.V.A.S.S. odv, che è l’ente gestore della nostra Caritas diocesana.
La Caritas diocesana di Saluzzo ha attivato diversi servizi, sia nella sua sede centrale che in quelle parrocchiali e vicariali. In quasi tutte le sedi sono attivi il Centro di ascolto e la distribuzione di abiti e alimenti. Nella sede cittadina ci sono anche la Casa di Prima Accoglienza “Monsignor Bona” con la mensa, l’Emporio della solidarietà, lo sportello del microcredito, il servizio mobili usati, la scuola di italiano, Casa Madre Teresa di Calcutta e le attività di Saluzzo Migrante.
Poiché tutti questi servizi richiedono un impegno economico rilevante e la costante dedizione di decine di volontarie e di volontari, faccio appello alle donne e agli uomini della nostra Diocesi perché ci aiutino ad essere presenti in modo sempre più efficace. Per il sostegno economico, sono già state indicate le forme in cui può essere offerto. Per l’attività di volontariato, accoglieremo con gioia quanti vorranno unirsi a noi, sentendo di possedere questi tre semplici requisiti: avere del tempo e impegnarsi a dedicarlo con una certa regolarità a uno dei nostri servizi; saper cooperare con gli altri in modo aperto e costruttivo; e soprattutto essere toccati dalla sofferenza dei nostri fratelli più sfortunati e desiderare di alleviarla, nello spirito con cui don Primo Mazzolari disse “i poveri non si contano, si abbracciano”.
Chi volesse provare a fare un’esperienza di questo tipo o anche solo per avere informazioni, può telefonare al numero 333 6504439 (Carlo Rubiolo) o scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.