«Riduce le emissioni di gas serra fino al 40%» recitava lo spot pubblicitario di “ENIdiesel+”, veicolato negli ultimi tre anni attraverso giornali, televisione, radio, cinema, web e stazioni di servizio
Ma l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato lo ha dichiarato ingannevole ed è molto probabile che medesima sorta toccherà ad altre compagnie petrolifere che pubblicizzano i biocarburanti come amici dell’ambiente e del clima.
La sanzione comminata per “pratica commerciale ingannevole” è salata: 5 milioni di euro nei confronti di ENI, azienda che ha come socio di maggioranza il ministero dell’Economia.
La sentenza è arrivata a seguito di un reclamo presentato da Legambiente, dal Movimento Difesa del Cittadino e da Transport & Environment (T&E) per violazione del Codice del Consumo.
Il gasolio Eni-Diesel+ è prodotto nelle raffinerie Eni di Venezia e di Gela grazie all’utilizzo di una componente del 15% di HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) e nell’impianto italiano si produce questo componente da olio di palma grezzo e dai suoi derivati.
La sentenza sul greenwashing di Eni afferma che «è particolarmente ingannevole utilizzare la denominazione “Green Diesel” e le qualifiche “verde” e “rinnovabile” per riferirsi alla componente HVO del prodotto», principalmente a causa delle emissioni associate all’uso di olio di palma. Sostiene, inoltre, che non esiste alcuna giustificazione o calcolo che giustifichi la riduzione del 5% delle emissioni di gas serra.
La "pennellata di verde" tentata da ENI è stata così smascherata. Ma quante altre "pennellate" ci attendono nel prossimo futuro da parte dell'intero comparto industriale internazionale?...