Sono state più di 40 le persone che domenica mattina 10 giugno hanno partecipato alla camminata tra le fontane, le borgate, le cappelle, il mulino ed il fiume Stura a Gaiola.
Compresa all'interno del programma della Primavera dell'Acqua, appuntamento classico che il Comitato Acqua Bene Comune organizza ormai da 8 anni alla scoperta dei territori del cuneese, la camminata è stata magistralmente guidata da Paolo Laguzzi insieme al sindaco di Gaiola Fabrizio Biolè e sui sentieri si è incontrata con i bikers del Bike Park Tajarè.
Giunti, con un po' di ritardo, all'appuntamento con il pranzo comunitario presso il centro culturale La Gramigna, i camminanti si sono uniti alle altre 40 persone che li stavano attendendo con …. un certo appetito!
Pranzo a base di prodotti locali: pane barbarià, siule ripiene, crostini di segale, formaggi d'alpeggio, persi pien e crostata di frutta fresca.
Nel pomeriggio, momenti di approfondimento che hanno visto Luisa, Rosa; Alberto e Sergio, componenti del Comitato, leggere a voci alternate la “storia” del lungo percorso che ha portato alla scelta della gestione totalmente pubblica del servizio idrico integrato in tutta la provincia di Cuneo.
Valeria Cottino e Gianfranco Peano hanno presentato progetti legati al fiume Stura ed al bacino del Po, mentre Loris Emanuel, sindaco di Moiola e Livio Quaranta hanno descritto lo stato evolutivo dell'ormai mitologico progetto dell'invaso di Moiola-Gaiola, evidenziandone le tante criticità.
Sergio Dalmasso ha aggiornato i presenti sui disastrosi progetti di mega dighe nel sud America, nei quali è parte attiva L'Enel, che erano stati portati alla conoscenza dei cuneesi dai rappresentanti di popoli locali nella 3° edizione del 2013.
Alcuni brevi cenni sono stati fatti anche sulla nascente cooperativa agricola Germinale di Demonte; su Skolè, per una scuola a pedagogia non direttiva a Gaiola; e sul il progetto Alcotra Terract, teatro sociale di comunità.
Al termine della bella giornata di sole, confortati dal piacere di camminare e mangiare insieme ed anche dalle opportunità di approfondimento offerte, il Comitato ha ringraziato il Comune di Gaiola per l'accoglienza e tutti i partecipanti per la loro preziosa e gradita presenza.
Di seguito un riassunto della battaglia per l'acqua pubblica negli ultimi 10-15 anni...
IL PERCORSO DELL'ACQUA
Nel gennaio del 1994 il parlamento italiano emana la legge GALLI, che completa sotto il profilo legislativo la riforma del sistema idrico iniziata nel 1989:
una buona legge che definisce l'acqua un bene pubblico che va salvaguardato e gestito nell'ottica prioritaria del consumo umano.
Stabilisce che tutto il ciclo dell'acqua, dalla sorgente fino alla depurazione finale, va gestito unitariamente come Servizio Idrico Integrato (SII).
La forma di governo locale sarà affidata ad una Autorità (A.ATO) composta dai rappresentanti degli Enti Locali.
Ma , purtroppo, introduce anche il principio che tutti i costi del servizio vanno recuperati con le tariffe pagate dagli utenti nelle bollette.
Questo principio diventa allettante per le multinazionali europee, che con la prospettiva di lauti guadagni si espandono anche in Africa ed in Sud America.
Impossibile per quelle popolazioni, a causa della grande povertà in cui vivono, sostenere i costi di un bene così essenziale alla vita come l'acqua.
Scoppiano così grandi rivolte popolari.
Questa gravissima violazione dei diritti umani dà vita, a Lisbona, nel 1998 al “manifesto per il contratto mondiale dell'acqua”.
Promotori :il portoghese Soares, la francese Michelle Mitterand e l'italiano Riccardo Petrella.
Nasce, anche in Italia, un comitato per il contratto mondiale dell'acqua che nel 2001 emanerà un manifesto nel quale, si afferma che l'acqua, in quanto bene comune deve essere fuori dal mercato.
Sempre nel 2001, il governo Berlusconi, tenta, con la legge 448 , di stabilire che la gestione del Servizio Idrico Integrato può essere effettuata solo da aziende private che vincano una gara di appalto internazionale, o miste, con socio privato scelto anch'esso obbligatoriamente con il ricorso alla gara di appalto.
Grazie a difficoltà applicative e opposizioni istituzionali di alcune regioni, questa legge non riuscirà mai ad entrare pienamente in vigore.
Nel 2003 il nuovo governo la modifica introducendo la possibilità della gestione diretta fatta da Aziende SpA totalmente pubbliche con affidamenti in-house senza gara di appalto.
Nello stesso anno nasce in Italia il MOVIMENTO PER L'ACQUA PUBBLICA che intende contrastare fortemente le politiche liberiste nella gestione di questo servizio pubblico essenziale alla vita.
Ad ottobre proprio Riccardo Petrella interviene a Boves ad un dibattito organizzato dalla locale Scuola di Pace e da Emmaus, quella sera nasce il primo nucleo del movimento Cuneese con il nome di Gruppo di Lavoro per l'Acqua.
A livello istituzionale locale si struttura l'Autorità d'Ambito Territoriale n. 4 del Cuneese della quale entrano a fare parte il presidente della provincia, tutti i presidenti di comunità montane e cinque sindaci in rappresentanza di aree omogenee di pianura.
Questa Autorità, inizia la sua attività di ricognizione sul territorio censendo le gestioni esistenti in ognuno dei 250 comuni della provincia.
Nel frattempo la Commissione Europea emettendo la direttiva 2000/60 persegue lo scopo di mercificazione dell'acqua.
Il Parlamento Europeo tenta di arginare questo percorso sconsigliando fortemente le forme di liberalizzazione spinta dei servizi pubblici essenziali e nel marzo del 2004, primo esempio di collaborazione tra Movimenti ed Istituzioni Europee, arriva a votare due provvedimenti che chiedono l'esclusione dell'acqua dalle liberalizzazioni e la definiscono come “BENE COMUNE DELL'UMANITA'”
Negli anni 2005/2006 in Italia si sviluppa una interpretazione distorta degli affidamenti in-house che porta alla formazione di grandi aziende multiutility pubbliche che tentano di gestire in forma privatistica, per conto delle grandi città, i servizi pubblici in tutta la penisola.
Più volte la Corte di Giustizia Europea sanziona questo atteggiamento.
Nel 2005 i movimenti dell'acqua, ormai fortemente cresciuti in numero e capacità, fondano il FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA. Soggetto plurale, multiculturale, non legato a partiti che sarà il vero motore di tutte le iniziative che si svilupperanno intorno all'acqua in Italia.
A livello cuneese la A.ATO4 predispone la bozza per l'affidamento del servizio ai gestori che hanno capacità organizzative, sufficienti dimensioni e possibilità di giungere ad aggregazioni che consentano economie di scala, senza con ciò compiere alcuna scelta a favore della gestione pubblica.
Nel marzo del 2006, il governo Berlusconi, porta a termine il percorso del decreto legislativo 152/06, mandando definitivamente in pensione la legge Galli della quale mantiene, ovviamente, il principio del FULL COST RECOVERY.
A dicembre l'Assemblea della A.ATO4 cuneese approva una delibera sulle aggregazioni delle gestioni che avranno l'affidamento fino al 2015, invitando i 12 gestori salvaguardati a trovare una forma di aggregazione in grado di comprenderli tutti (pubblici, misti e privati) e che possa aggiudicarsi il servizio in tutta la provincia dopo quella data.
Il FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA intanto predispone in forma partecipativa e costruita dal basso nei territori, una bozza di LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DELL'ACQUA che viene formalizzata sulla Gazzetta Ufficiale di novembre/2006.
Inizia la raccolta delle firme necessarie per la presentazione in parlamento della LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE che viene ufficialmente presentata al presidente della Camera ad inizio luglio/2007, con un bagaglio di 406.626 firme.
Ottimo anche il risultato in provincia di Cuneo dove si raggiungono le 5.000 firme.
A fine del 2007 la Commissione Ambiente, del governo Prodi, inizia l'esame della proposta ma pochi mesi dopo il governo cade.
A giugno del 2008 ritorna il governo Berlusconi .
Viene approvato un decreto legge che contiene il famigerato art. 23/bis: il padre della privatizzazione dell'acqua in Italia.
Tra le sue prescrizioni fondamentali: l'obbligo di cessione ai privati del 40% delle proprietà aziendali pubbliche, l'impossibilità dal 31.12.2010 dell'affidamento in-house ad aziende pubbliche, la discesa delle quote pubbliche sotto il 30% nelle aziende miste.
Per tutto il 2009 il governo non riesce ad emettere il regolamento attuativo di questa legge che rimane pertanto inapplicata.
Intanto il Forum organizza mobilitazioni sui territori e manifestazioni nazionali per informare i cittadini che cominciano a partecipare attivamente alla lotta contro la privatizzazione.
Infinite assemblee locali e coordinamenti nazionali, grazie anche alla collaborazione di esperti costituzionalisti e giuristi come Rodotà, Azzariti, Mattei, Lucarelli, portano a costruire tre proposte di referendum abrogativi per fermare la privatizzazione ed escludere l'acqua dalla realizzazione di profitti.
Il 31 marzo del 2010 i quesiti vengono depositati presso la Corte di Cassazione.
A Cuneo, su proposta del Gruppo di Lavoro per l'Acqua, nato nel 2003, si costituisce il COMITATO REFERENDARIO CUNEESE ACQUA PUBBLICA che raccoglierà una grande aggregazione di persone, associazioni, sindacati e partiti politici in appoggio.
Il 24 aprile 2010 (vigilia della Liberazione) parte in tutta Italia la raccolta firme a sostegno dei tre quesiti referendari.
La partecipazione dei cittadini è davvero incredibile ed il 19 luglio verranno presentate in Cassazione ben 1.420.000 firme autenticate per ognuno dei tre quesiti: il più alto numero di firme mai raccolte in Italia per un referendum. La provincia di Cuneo contribuisce con ben 14.800 firme.
Il 29 ottobre prima ed il 15 dicembre poi la Corte di Cassazione emette le sentenze definitive sulla regolarità delle firme raccolte ed i tre quesiti passano all'esame della Corte Costituzionale.
Si sa che nel Cuneese le notizie arrivano un po' in ritardo, pensiamo che sia questo il motivo per cui a fine novembre la A.ATO4 Cuneese, insensibile a tutto ciò che si sta muovendo in Italia, emette la delibera n. 15/2010 con la quale recepisce pienamente gli obblighi dell'art.23/bis e dichiara “l'appetibilità al mercato” del servizio idrico in provincia di Cuneo.
Stabilisce come unica forma di gestione possibile l'affidamento a società di capitali reperite con gara di appalto internazionale ma, dovendo predisporre un bando territorialmente e politicamente complicato, procrastina fino al 2017 gli affidamenti in essere e fissa per quell'anno l'indizione della gara.
A gennaio del 2011 la Corte Costituzionale emette le sentenze sulla ammissibilità dei quesiti 1 e 3 e scrive che in caso di vittoria dei SI, non torneranno in vigore le leggi precedenti all'art.23/bis e che sarà immediatamente applicabile in Italia il DIRITTO COMUNITARIO EUROPEO che consente anche la gestione diretta degli Enti Locali.
Si voterà il 12 e 13 giugno 2011.
A quella data, dopo decenni di mancati raggiungimenti del quorum, più di 28 milioni di cittadini italiani si recheranno alle urne e voteranno al 92% SI.
In provincia di Cuneo la percentuale dei votanti sarà di circa il 60%, tra le più alte d'Italia.
Infine nella seconda metà di luglio il Presidente della Repubblica emetterà i decreti di recepimento degli esiti referendari che diverranno definitivamente legge dello stato.
Gli Italiani si aspettano, a questo punto, che il governo emetta provvedimenti in tal senso e che gli Enti Locali recepiscano la possibilità, decaduto ormai l'obbligo di privatizzazione, di costituire forme di gestione pubbliche e partecipate, senza remunerazione del capitale investito da parte del gestore.
Ma così non è, l'ultimo governo Berlusconi a fine Agosto emette il decreto liberalizzazioni, che introduce tale e quale l'art.23/bis abrogato dal primo referendum, escludendone semplicemente l'applicazione al servizio idrico.
Poco dopo Berlusconi si dimette e lascia il campo al governo Monti che rincara la dose: prima con il decreto salva-Italia e poi con il cresci-Italia, sottopone ai vincoli opprimenti del patto di stabilità le aziende pubbliche e poi premia i “comuni virtuosi” che vendono ai privati le loro Aziende.
Questa volta le notizie arrivano rapidamente anche alla A.ATO 4 di Cuneo che con la delibera 2/2011 di fine dicembre riconferma totalmente la vecchia delibera 15/2010 fondata su una legge abrogata da un referendum nazionale.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua attiva dapprima la campagna di “Obbedienza Civile” con la quale invita i cittadini ad obbedire alla legge stabilita dal referendum, defalcando dalle loro bollette la componente relativa ai profitti e avvia la campagna di "RIPUBLICIZZAZIONE".
Nel marzo del 2012 si tiene a Marsiglia il FAME: forum alternatif mondial de l'eau, più di 2000 i partecipanti provenienti da tutti i paesi del mondo, anche noi cuneesi partecipiamo con la delegazione italiana, la più numerosa ed apprezzata per la vittoria referendaria. Il FAME si conclude con la costituzione della " Rete europea dell'acqua" promuovendo una carta che sancisce 4 principi essenziali:
l'acqua non è una merce,
niente full recovery cost nella gestione del servizio idrico
l'accesso per tutti al quantitativo d'acqua minimo vitale
la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione dell'acqua
Ad aprile 2012, nell'ottica della campagna nazionale per la ripublicizzazione, dopo aver chiesto per due volte il ritiro della delibera 15/2010 alla Conferenza, il Comitato Cuneese lancia la campagna ANNULLA LA DELIBERA chiedendo ai cittadini della provincia di firmare una cartolina, indirizzata alla presidente dell'A.ATO Gianna Gancia, nella quale si chiede l'annullamento di questa delibera.
Con la sentenza n. 199/2012 la Corte Costituzionale afferma per la prima volta l'esistenza del vincolo referendario, non decadente nel tempo, per il quale nessun governo può reintrodurre, anche sotto forme mascherate, le norme abrogate dai referendum. In tal senso abroga le norme introdotte nel decreto salva Italia e sue successive modifiche, che miravano a reintrodurre l'obbligo di privatizzazione.
13 gennaio 2013 la Autorità di ATO4 cuneese si dota finalmente di autonomia dalla Provincia e di un regolamento che stabilisce l'apertura al pubblico delle sedute della Conferenza nonchè la possibilità di audire soggetti esterni portatori di interesse.
Il 23 aprile il Comitato che aveva presentato richiesta di audizione si presenta alla Conferenza ed ottiene, non senza difficoltà, di poter intervenire.
Chiede principalmente, insieme ad altri importanti punti, il rispetto dell'esito del voto referendario con l'annullamento della delibera 15/2010 e la convocazione, per la prima volta, dell'Assemblea generale dei sindaci.
A sostegno della richiesta del comitato, il sindaco di Valdieri Emanuel Parracone invia una lettera alla Presidente dell'A.ATO4 chiedendo ufficialmente la convocazione della Assemblea Generale.
La presidente, la vicepresidente ed il direttore A.ATO4 rispondono al sindaco che quantunque la sede deliberante sia la Conferenza, si assumono l'impegno di convocare l' assemblea generale entro il mese di settembre/2013
Il 17 agosto sul sito di A.ATO4 viene pubblicato l'avviso di convocazione per il 06 novembre della
prima ASSEMBLEA GENERALE DEI SINDACI.
Il 6 novembre 2013 sono più di 100 i sindaci presenti, molti presidenti di Comunità Montane ed altri assessori e consiglieri comunali .
Sono presenti anche un centinaio di persone del Comitato con il cappellino “il mio voto va rispettato, annulla la delibera” ed alcuni con il bavaglio sulla bocca per indicare il mancato riconoscimento della richiesta di audizione in quella sede.
Dopo una discussione a tratti anche caotica, grazie alla fermezza del sindaco di Valdieri ed agli interventi di quelli di Bagnolo e Vinadio, viene votato all'unanimità il mandato alla Conferenza di annullare la gara di appalto prevista per il 2017.
Mandato che la Conferenza recepisce nel febbraio del 2014
Nel 2015, il comitato cuneese lancia la campagna METTIAMOCI LA FACCIA, con una raccolta di firme i cittadini chiedono che adesso siano i loro sindaci ad impegnarsi perché sia rispettato l'esito referendario: entro il 30 settembre 2015 si dovrà decidere una volta per tutte la forma di gestione. 4514 saranno le firme raccolte e 170 i sindaci che ci metteranno la faccia nella nuova Assemblea Generale del 2 luglio.
Ciononostante, l'assemblea avrà un esito parzialmente deludente. Non verrà accolta la proposta del sindaco di Gaiola, Biolè, di aggiungere “totalmente pubblica” alla dicitura “società unica provinciale a partecipazione pubblica....”
La CAMPANA DELLA DEMOCRAZIA suonerà davanti al palazzo della provincia, sede dell'A.ATO4, per ricordare che mancano pochi giorni alla scadenza del 30 settembre, ogni rintocco, un giorno. E' un modo originale per farsi sentire dalle istituzioni locali che paiono dormire sonni tranquilli.
Dopo Cuneo la campana suonerà anche davanti ai municipi di Savigliano, Mondovì, Saluzzo, Fossano, Bra,Alba, riscuotendo un buon riscontro mediatico.
Il 2016 inizia con la presentazione del decreto Madia, l'ennesimo schiaffo al referendum. Il primo principio imposto sulle modalità di affidamento è che la gestione in economia o mediante azienda speciale è possibile solo per i servizi non a rete, mentre tutti i servizi pubblici locali a rete devono essere obbligatoriamente gestiti attraverso società per azioni.
Si tratta di un preciso attacco alle proposte di ripubblicizzazione da parte del movimento per l'acqua, che da sempre propone la gestione attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali, come quella napoletana “ Acqua Bene Comune” unica nata in Italia nel pieno rispetto del voto referendario.
Anche la società per azioni interamente pubblica è infatti un soggetto di diritto privato e può avere come scopo la realizzazione di profitti implicando una mercificazione dell'acqua.
Contro il decreto si attiva una mobilitazione che produce decine di iniziative territoriali e la raccolta di 230.000 firme in calce alla petizione alle Camere, promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.
Alla fine l'acqua viene stralciata dal decreto Madia sui servizi pubblici locali.
Nel marzo 2016 il comitato cuneese, dopo un attento lavoro di studio, scrive all'Ente di Governo dell'Ambito Territoriale , segnalando i debiti pesantissimi accumulati negli anni, soprattutto da parte di società di gestione miste o private, in relazione ai versamenti dell'1,5% utili al funzionamento dell'Egato e dell'8% destinato all'attività di protezione idrogeologica della montagna, soldi che i cittadini versano puntualmente con le loro bollette come supplemento alla loro tariffa per il servizio idrico.
EGATO4 prima risponde con sufficienza, ma poi, nella conferenza del 3 ottobre 2016, annuncia le lettere di ingiunzione al pagamento per quei gestori inadempienti (10 su 12 con 7 milioni di euro non versati su 20).
Nel frattempo inizia il lavoro per la predisposizione del nuovo Piano d'Ambito Territoriale per i prossimi 30 anni, da approvare obbligatoriamente prima della scelta della nuova forma di gestione che viene prorogata al 31 marzo 2018.
Dopo mesi di valutazioni e modifiche l'11 settembre 2017, il Piano d'Ambito viene adottato con voto favorevole da parte dell'82,6% dei delegati presenti e con la possibilità di presentare osservazioni entro 90 giorni.
Anche il Comitato presenta le proprie proposte che mireranno a dare ai cuneesi un servizio idrico di qualità, a costi sostenibili e con il massimo coinvolgimento di Cittadini e lavoratori.
Il comitato si impegna come sempre ad agire perchè l'iter si concluda entro la fine dell'anno in corso e perchè entro il marzo del 2018 venga individuato il nuovo gestore totalmente pubblico.
Il 3 ottobre 2017 vengono pubblicate sull'albo pretorio di EGAT4 Cuneo le due delibere votate dalla conferenza dei rappresentanti: con la prima si risponde no alla richiesta del consorzio AETA , aziende del gruppo Egea, di prorogare l'affidamento al 2022. Con la seconda si rendono noti gli investimenti fatti da vari gestori, che non corrispondono a quelli previsti nel precedente piano.
Il 5 febbraio 2018 la Conferenza dei rappresentanti di EGATO4 si riunisce per esaminare le 120 osservazioni presentate dai soggetti portatori d'interesse: Comuni, comunità montane, aree omogenee, gestori ed anche il nostro comitato con altre associazioni. La partecipazione alla conferenza da parte dei rappresentanti è molto alta. Molte delle richieste vengono accolte. Il P.d.A.
viene approvato a largissima maggioranza.
La presidente, Bruna Sibille, ricorda che, trascorsa la tempistica tecnica per avere l'assenso della società di revisione, riconvocherà la Conferenza per la votazione conclusiva ed immediatamente dopo l'Assemblea Generale di tutti i Sindaci della Provincia per dare l'indicazione definitiva per l'adozione della forma di gestione in house totalmente pubblica.
Il 28 marzo 120 sindaci, riuniti nella 3° assemblea Generale e corrispondenti all'82% delle quote votano a favore, contro 53 equivalenti al 18%.
Il 7 maggio 2018 si conclude la prima parte di tutto questo lungo percorso. La Conferenza dei rappresentanti deve compiere un atto amministrativo: confermare oppure no la scelta per la gestione pubblica in house votata dall'assemblea del 28 marzo. Dopo qualche tentennamento che rischiava di far slittare ancora la decisione, si vota : solo 3 saranno i voti contrari, i conferenzieri hanno rispettato la volontà espressa dai sindaci e soprattutto dai cittadini che la gestione del servizio idrico sia svolta da un soggetto totalmente pubblico senza produzione di profitti. Nella stessa seduta delibera anche l'accertamento ulteriore di altri 2 milioni di canoni non versati dai gestori oltre a quelli già recuperati nel 2016.
Ci sono voluti 7 anni dal Referendum, un tempo lunghissimo che ci ha visto mobilitati perchè questo obiettivo si realizzasse. Sono stati anni di intenso lavoro in cui non ci siamo fatti mancare nulla: dai convegni con ospiti internazionali ai rintocchi di campana per ricordare il referendum, dallo studio dei bilanci alla verifica del versamento dei canoni di legge dovuti dai gestori. Dalle manifestazioni nazionali e internazionali alle marce nella nostra Provincia.
Insieme alla nuova Presidenza e Direzione di Egato4 ed ai Sindaci che hanno votato, sentiamo anche un po' nostro questo risultato e lo rivendichiamo col dovuto orgoglio.
Si apre ora un nuovo capitolo in cui, stabilita la forma di gestione pubblica, si tratta di definire i dettagli, passaggio importante, come insegna l'esperienza, ma non dubitiamo che "gli Amministratori ed i Cittadini uniti per l'Acqua Pubblica" sapranno portare a conclusione anche questo percorso.
Dovrà essere costituito il consorzio di imprese totalmente pubbliche, negli statuti ci dovranno essere i principi di rappresentanza dei territori, il divieto d'ingresso di soci privati, di nessuna distribuzione di dividendi con il reinvestimento di tutti gli utili nel servizio e, soprattutto, di trasparenza e democrazia verso i cittadini.
Il Comitato dunque non smobilita ma prosegue le sue attività.
Questo il nostro impegno per il futuro che avrà, come sempre, bisogno della vostra appassionata partecipazione.