Gli stranieri residenti in Piemonte all’inizio del 2016 sono 422.000, il 9,6% del totale della popolazione, quasi il doppio rispetto a dieci anni prima. L’aumento dei migranti si è arrestato nel 2014, registrando l’anno seguente un calo di circa 3.500 unità. Un trend che, tuttavia, non è riconducibile al saldo migratorio, che si è mantenuto positivo, ma all’aumento degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana.
La crescita demografica ha accentuato gli squilibri sul mercato del lavoro, con un peggioramento degli indicatori di base relativi alla popolazione migrante più marcato rispetto a quello della popolazione italiana: mentre il tasso di occupazione di questi ultimi, infatti, è rimasto invariato tra il 2007 e il 2015, al 64,5%, quello degli stranieri è diminuito di 10 punti, dal 67,7% al 57,6%. Contemporaneamente il tasso di disoccupazione è cresciuto, nel caso dei migranti, di 12,5 punti (dall’8,2 al 20,8%).
Sono alcuni dei dati elaborati dal settore Politiche del Lavoro della Regione in vista dell’incontro "I servizi di inclusione sociale e lavorativa della Regione Piemonte", in programma giovedì 23 febbraio alle 18 presso la Sala Stampa di piazza Castello 165, nell'ambito dell’iniziativa "Exodus - Rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione". Nel corso dell’appuntamento, a cui prenderanno parte gli assessori al Lavoro Gianna Pentenero, all’Immigrazione Monica Cerutti e alle Politiche Sociali Augusto Ferrari, si analizzeranno le misure che la giunta Chiamparino ha messo o sta per mettere in campo per favorire l’integrazione della popolazione straniera.
Per tornare ai dati, l’unico ambito lavorativo che non sembra aver risentito della crisi in Piemonte è l’agricoltura, dove fra i lavoratori stagionali gli immigrati sono oggi i 2/3 del totale, con un incremento degli avviamenti tra il 2008 e il 2015 del 53%, pari ad oltre 10.000 unità. La consistente espansione in agricoltura ha permesso di contenere la riduzione delle procedure di assunzione della popolazione straniera nel periodo recessivo (-7%), compensando in parte le perdite subite negli altri settori di attività, in particolare nelle costruzioni.
Gli immigrati che si sono rivolti ai servizi per l’impiego, inoltre, sono stati nel 2016 il 25% del totale, cioè 34.500 persone, di cui 22.000 provenienti da un paese extra UE. Le elaborazioni svolte ribadiscono le difficoltà di inserimento lavorativo degli stranieri: a inizio 2017 la quota di occupati tra coloro che si erano registrati ai Centri per l’Impiego nel corso del 2015 è del 32,5% per i migranti, contro il 42% degli italiani.
Le politiche di inserimento lavorativo
I dati evidenziano quindi la necessità di favorire l’inserimento lavorativo dei migranti rafforzandone le competenze e, in generale, di sostenere l’inclusione sociale della popolazione straniera: la Regione Piemonte ha adottato a questo scopo un insieme di misure, grazie alle risorse del Fondo sociale europeo, che pur rivolgendosi a una platea universale, includono nel loro target i migranti. Per quanto riguarda, ad esempio, le politiche attive del lavoro, è attivo da fine anno il buono servizi per persone in condizione di particolare svantaggio: una sorta di voucher spendibile presso la rete dei servizi per l’impiego piemontesi, con l’obiettivo di favorire l’inclusione socio-lavorativa di coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità e marginalità, attraverso azioni di orientamento, servizi di ricerca attiva e accompagnamento al lavoro, servizi di tutoraggio in impresa, per tirocini o contratti di lavoro. La misura ha visto il coinvolgimento, finora, di un centinaio di soggetti, tra cui migranti inseriti nel programma di emersione, assistenza e integrazione sociale, titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari, richiedenti e beneficiari di protezione internazionale. Sono invece di prossima attivazione gli interventi volti a favorire la protezione e inclusione socio-lavorativa delle vittime di tratta e sfruttamento, per cui è stanziato un milione di euro, attraverso non soltanto attività di natura socio-assistenziale, psicologica o di tutela legale, ma anche attraverso percorsi formativi volti a consolidare, ad esempio, le competenze linguistiche e professionali delle donne vittime di tratta. Nella seconda metà dell’anno, inoltre, prenderanno il via i servizi integrati nell’area dell’assistenza famigliare, che godono di un finanziamento di 2,5 milioni di euro, e si propongono di dare dignità ai servizi di cura, svolti nella maggior parte dei casi da donne straniere, riconoscendo la professionalità e le competenze delle assistenti familiari e sostenendone l’inserimento regolare e la permanenza nel mondo del lavoro.
A queste vanno aggiunge le numerose azioni previste dal sistema della formazione professionale piemontese: i corsi per immigrati stranieri disoccupati, che hanno coinvolto, grazie a uno stanziamento di 3 milioni di euro all’anno, oltre 2 mila migranti in percorsi formativi volti a promuoverne l’occupabilità; i corsi per giovani a rischio, frequentanti da più di 450 persone, tra cui oltre 250 migranti, quelli per operatori socio sanitari che hanno permesso di formare circa 2.700 persone, tra cui 600 migranti e i corsi per giovani e adulti a bassa scolarità, che hanno visto il coinvolgimento di oltre 4.500 persone, tra cui più di mille stranieri. Infine, le azioni di orientamento, volte a prevenire e contrastare la dispersione scolastica hanno coinvolto più di 20 mila giovani tra i 12 e i 22 anni, 2.500 dei quali migranti.
“La forza di questi provvedimenti, che ci auguriamo possano contribuire a migliorare l’accesso dei migranti al mondo del lavoro – dichiara l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero –, risiede nella loro capacità di intervenire su più fronti, pari opportunità, politiche attive del lavoro, formazione professionale, politiche sociali, per favorire l’inclusione sociale dei cittadini stranieri che vivono nella nostra regione”.
“L'inserimento lavorativo e il sostegno all'imprenditorialità della popolazione straniera in Piemonte – dichiara Monica Cerutti, assessora all'Immigrazione della Regione Piemonte – sono uno degli elementi alla base della stesura del testo della nuova legge regionale per la Promozione della Cittadinanza che andrà a sostituire la legge sull'immigrazione del 1989. I cittadini e le cittadine di origine straniera che hanno partecipato alla consultazione sul testo di legge ci hanno chiesto semplificazione e formazione e la Regione Piemonte garantirà loro pari opportunità nell'inserimento lavorativo e nel sostegno ad attività autonome o imprenditoriali, anche attraverso momenti formativi mirati alla conoscenza dell'ordinamento civile dello Stato e della legislazione sulla sicurezza e regolarità del lavoro. Il nostro impegno è quello di rafforzare la rete dei servizi per il lavoro e la formazione degli operatori a sostegno della popolazione straniera; con iniziative di supporto per l'accesso al credito, al lavoro autonomo ed imprenditoriale; favorendo la mediazione interculturale quale funzione Fondamentale del processo di inclusione socio - lavorativa dei destinatari della legge”.
"E' strategico – aggiunge l’Assessore alle politiche sociali Augusto Ferrari – che il programma SIA (Sostegno di Inclusione Attiva) venga integrato da misure attive rivolte a soggetti che si trovano in situazione di svantaggio, per costruire gradualmente nella nostra Regione e nel nostro Paese un vero ed organico sistema di protezione e di inclusione sociale."