Il nuovo inceneritore piemontese si farà. A Torino...

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L'Autorità Rifiuti del Piemonte ha reso noto la sua scelta: Asti non sarà la sede del nuovo impianto. Ma se gli astigiani potranno esserne contenti, la notizia è comunque una pessima notizia. Perchè in Piemonte di un ennesimo impianto di incenerimento di rifiuti non ce ne sarebbe proprio bisogno...

All'atto dell'annuncio, sono le associazioni ambientaliste torinesi ad esprimere i loro giusti dubbi e contrarietà:
«Secondo l'analisi dei dati non è necessario. Impatterà fortemente sulla gestione virtuosa dei rifiuti, sulle emissioni climalteranti e sul costo della tassa rifiuti che pagherà la cittadinanza.
 
Autorità Rifiuti del Piemonte ha sciolto le riserve, indicando la realizzazione di una nuova linea dell’impianto del Gerbido come soluzione prescelta per dare seguito alle indicazioni contenute nel PRUBAI.
L’opposizione all’impianto ha ragioni ambientali, sociali ed economiche.
 
Apprendiamo dalla cronaca torinese dei principali quotidiani che l’Autorità Rifiuti del Piemonte ha deciso: la (presunta) necessità di incenerimento aggiuntiva rispetto a quella oggi disponibile sarà soddisfatta con un ampliamento dell’impianto TRM del Gerbido. Una linea aggiuntiva che brucerà, secondo quanto riportato dagli organi di stampa “fino a 280 mila tonnellate in più l’anno”, de facto aumentando quasi del 50% l’attuale capacità dell’impianto (poco più di 600.000 tonnellate all’anno).

Le associazioni ambientaliste torinesi esprimono forte contrarietà all’impianto, al netto della sua localizzazione, per ragioni ambientali sociale ed economiche.
In una Regione che ha raggiunto il 65% di raccolta differenziata solo nel 2021, con nove anni di ritardo rispetto all’obiettivo di legge fissato per la fine del 2012, si torna a parlare di inceneritori. Sembra paradossale che Torino, uno dei Comuni piemontesi con valori di raccolta differenziata più bassi e con i maggiori problemi per una gestione sostenibile dei propri rifiuti sia candidato a un’ulteriore scelta impiantistica.

Per gli RSU non serve un nuovo impianto
Usando i dati demografici scelti come riferimento nel PRUBAI per il calcolo dei rifiuti prodotti (peraltro smentiti dalla recente pubblicazione dell’Annuario Statistico Regionale predisposto dalla stessa Regione Piemonte in collaborazione con ISTAT), la necessità di smaltimento massima sarebbe di 576.592 ton/anno nel sito operativo prescelto.
L’inceneritore del Gerbido ha bruciato nel 2023 più di 600.124 tonnellate di rifiuti e 604.532 tonnellate nel 2022, un quantitativo largamente sufficiente a soddisfare le esigenze di incenerimento nello scenario definito più conveniente dal PRUBAI.

Impatto economico
Sul piano economico, i costi della tassa rifiuti, la TARI aumenterebbero significativamente in tutta la Regione: i costi di conferimento presso gli impianti di incenerimento sono già in forte crescita in tutta Italia ed il nuovo impianto non potrà sottrarsi a tale tendenza.
Con la nuova modalità di calcolo della tariffa rifiuti prevista da ARERA verrà meno una fonte di introito importante per l’inceneritore del Gerbido perchè i GRIN (ex “certificati verdi”, ovvero la tariffa incentivante con cui GSE acquista il 51% dell’energia prodotta dall’impianto) verranno fortemente depotenziati, fino al quasi totale annullamento.
Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato a larghissima maggioranza un emendamento al pacchetto di norme per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti noto come “Fit for 55”, che prevede che l’incenerimento dei rifiuti non sia più esentato dalla partecipazione al sistema di scambio delle emissioni di carbonio (Emission Trade Scheme - ETS) che prevede il pagamento di un costo per ogni tonnellata di CO2 emessa già dal 2026. Di conseguenza, anche gli inceneritori pagheranno una cifra che già oggi è 80 euro/ton e probabilmente destinata a crescere quasi raddoppiando così le tariffe di conferimento che sono oggi pari a 112,56 euro/ton.

Emissioni climalteranti
Sul piano ambientale le emissioni di gas climalteranti aumenteranno in modo significativo anziché diminuire.  In tempo di crisi climatica e in considerazione degli obblighi di decarbonizzazione che derivano dall’accordo di Parigi e dalle politiche dell’Unione Europea, considerare l’ampliamento di un inceneritore è un controsenso. Considerando il fattore di emissione utilizzato recentemente dalla Città di Torino nell’ambito del “Climate City Contract”, pari a 434 g/t di CO2 equivalente, l’inceneritore del Gerbido ha causato nel 2023 l’emissione di oltre 260.000 t/anno di CO2, il che ne fa la singola fonte di emissione di gas climalteranti più importante della Città.
Ci chiediamo come un aumento di quasi il 50% delle emissioni possa sposarsi con l’azzeramento delle stesse entro il 2030, come scritto nel citato Climate City Contract che la Città di Torino ha sottoscritto con l’UE, a meno di azzerare queste emissioni utilizzando tecniche di cattura e stoccaggio della CO2. Ipotesi peraltro contenuta nel CCC, priva di ogni analisi di fattibilità, che sicuramente aggiungerà un costo ulteriore tale da rendere l’incenerimento dei rifiuti estremamente anti-economico.
 
Per tutte queste ragioni, analizzate in maniera più completa in un documento prodotto, esprimiamo forte contrarietà alla realizzazione di una nuova linea di incenerimento di cui il Piemonte ed i Piemontesi non hanno alcun bisogno».
 
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta
Comitato Torino Respira
SequS - Sostenibilità Equità Solidarietà
Giustizia Climatica Ora
Circolo Legambiente Molecola
Circolo Legambiente greenTO
Fridays For Future Torino
Ecoborgo Campidoglio Aps
Co.Mu.Net Officine Corsare
Comitato torinese del Forum Salviamo il paesaggio
Circolo L'Aquilone Legambiente
Legambiente metropolitano Torino