Appello al mondo pacifista astigiano

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di Mario Malandrone.


Come reti sociali siamo stati per anni mobilitati sulle guerre e in piazza. Dall'Iraq al Kossovo, all'Afghanistan, Libano, Palestina, Libia. Negli ultimi anni spesso la confusione mediatica e anche la difficoltà a raggiungere obiettivi concreti ci ha portati a essere scollegati, magari meno presenti collettivamente sul tema della guerra e della pace. Don Tonino Bello alla frase sulla guerra di un giornalista che accusava l'assenza del mondo pacifista nelle piazze durante la guerra in ex Jugoslavia, rispondeva "Li troverete la dove si svelano le più intime connessioni tra i signori della guerra, elites di potere e faccendieri della grande finanza, che già stringono fra loro patti sui nuovi confini" ...

"Voi sapete dove sono andati a finire, li troverete negli innumerevoli laboratori d'analisi in cui si smaschera la radice ultima di ogni guerra".
Negli ultimi conflitti agiti per "cause democratiche" (Libia, per esempio) sarebbe bastato questo per rifiutare un intervento del nostro paese. Ci schierammo contro l'intervento in Libia e oggi possiamo dire che avevamo ragione. Per questo motivo, vi lascio queste frasi e non vado a fare una analisi complessa della situazione in Siria, perchè credo che proprio da queste semplici frasi si possa già assumere in mezzo al nostro assordante mondo, un atteggiamento di ascolto e riflessione per capirne la tragicità.
Lo stesso silenzio che allo scoppio della guerra in Iraq, un mio professore di matematica - mai avvezzo a fare politica in classe - invocò interrompendo una lezione di analisi, dicendoci: "Oggi vi lascio quest'ora per pensare a ciò che è successo questa notte".

Ecco: l'invito che rivolgo a tutte le reti sociali, alla società civile a chi prova indignazione e dolore verso un nuovo "tuonare di cannoni", verso una nuova guerra, è di riflettere e di farlo collettivamente. Invito a confrontarsi a scendere in piazza come comunità viva, non impotente, ma certi che quel ragionare insieme e essere insieme in piazza permetta di costruire i "laboratori" invocati da Don Tonino Bello, dove si smaschera la radice di ogni guerra.
I laboratori che esistono anche da noi nel denunciare l'oppressione, l'ingiustizia e la spesa folle per le armi.

Vi lascio con una frase di Gino Strada: "Io non credo nella guerra come strumento. C'è un dato inoppugnabile, la guerra è uno strumento, ma non funziona, semplicemente non funziona".
A una guerra si risponde con la solidarietà, con il ricostruire comunità pensanti, non con l'isolamento e la rassegnazione che nulla cambi.

Non è un appello a scendere in piazza, ma se lo leggerete cosi' vuol dire che le frasi di Tonino Bello e Gino Strada hanno scavato in voi e da lì, insieme, sarebbe bello ricostruire una collettività contro la guerra!

«I cannoni non tuonano mai amore di patria, ma sillabano sempre in lettere di piombo la suprema ragione dell’oro» (Tonino Bello).

Il primo appuntamento pubblico del Forum sul Disarmo di Asti è fissato per martedì 17 settembre alle ore 21 in piazza S. Secondo, invitando sempre i cittadini a ritrovarsi spontaneamente in piazza, in qualunque data, alla notizia di un eventuale attacco.