Figlia mia, ti scrivo perché…

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Da Luca Bedino.

… perché pochi mesi ancora e sarai maggiorenne. Capisco che tu non stia nella pelle: potrai prendere la patente; farti il tatuaggio atteso da anni; berti una birra in compagnia senza le scappatoie da epoca proibizionista.
Avrai pure il diritto di esprimere le tue scelte politiche votando.
In quest’ultimo mese son stato piuttosto assente, soprattutto nei fine settimana – come ben sai – dato che son sceso in strada a raccogliere firme per il referendum sulla legge elettorale. Non potevo restarmene con le mani in mano: la posta in gioco è troppo alta. Mi hai anche accompagnato, un venerdì pomeriggio, toccando con mano la fatica di spiegare e d’invitare a sottoscrivere ...

Te li ricordi i racconti di nonna da giovane, lei che adesso ha 98 anni: della dittatura, della Resistenza, e di zia Modesta, maestrina di paese e staffetta partigiana con il nome di Tuska*? Ogni tanto sbuffavi, a forza di sentirti raccontare quelle vicende per l’ennesima volta, ma son certo che ti sia rimasta ben impressa l’importanza della libertà. Ebbene, il fatto è che non ce ne rendiamo conto, ora che ce l’abbiamo.

La politica sembra un ingranaggio lontano, che qualcuno a Roma manda avanti, così che non sia il caso d’interessarcene: ci pensano loro. Il guaio è che loro si son fatti da soli le regole del gioco. E non erano nemmeno così a posto, perché son rimasti lì dopo che una sentenza della Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le regole con cui furono eletti.

Un po’ come se dei conoscenti di tuoi amici – dei bulli a tutti gli effetti – decidessero le linee per organizzare una mega festa, magari quella di fine anno scolastico, e imponessero nella lista degli invitati dei nomi graditi solo a loro. Questi dovranno esserci, che piaccia o meno. Sono blindati. La nuova legge, l’Italicum, li chiama “capilista bloccati”.

Beh, immagino come la prenderesti… e chi potrebbe darti torto?
Questo è appena successo. Ma non basta. C’è perfino di peggio.

Pensa al parlamento come alla nostra cucina di casa. Nel senso che quasi sempre è lì che affrontiamo le decisioni più grosse. Iniziano quando si mangia e poi, a pasto concluso, proseguono mentre la tavola resta da sparecchiare. Quando non sono troppo “feroci”, la mamma si alza a preparare il caffè; altrimenti sei quasi sempre tu a farlo per prima: su e giù per la stanza… il tono della voce si fa più forte… talvolta corale talaltra più contenuta perché c’è chi riesce a mantenere un certo controllo.

È comprensibile accaldarsi allorché ci si crede nel giusto o perché si difendono con le unghie le proprie rivendicazioni; certo, è sfibrante discutere a lungo e sarebbe più semplice imporre l’autorità “dei grandi”, ma il bello… il sano di una famiglia… è ascoltare, confrontarsi, scendere a compromessi, infine stabilire il da farsi. Non sempre si accetta di buon grado la risoluzione finale; qualcuno ne esce più o meno deluso, ma intanto ognuno ha cercato di essere convincente, di giocarsi le sue carte, di ascoltare le posizioni altrui.

Poteva essere l’okay per un nuovo – l’ennesimo – piercing, o decidere delle tue vacanze con le amiche del cuore, oppure il diniego per una serata a ballare dopo un risultato deludente a scuola. Tutto è comunque passato al vaglio democratico della discussione, pur mantenendo il rispetto dei reciproci ruoli.

Così è accaduto finora in parlamento: confronti, discussioni, scenate plateali, alleanze, intese, compromessi e, all’occorrenza, la “fiducia” laddove diventava impellente procedere.

Adesso che potrà succedere con l’Italicum?

Che il confronto tra punti di vista differenti e le discussioni per trovare una quadra saranno schiacciati da un premio di maggioranza esorbitante, il 55%. Assegnato come? Al partito che abbia superato il 40% dei consensi o che sia vincitore del ballottaggio tra i due più votati in prima battuta: il bello è che in questa seconda rivotazione basterà che alle urne si sia presentato il 25% degli elettori. Un quarto dei cittadini votanti determinerà le sorti della politica italiana!

Ci sarà dunque chi farà la parte del leone in barba a tutto e a tutti.

Di sicuro avranno gli scranni garantiti i famosi capilista bloccati, loro non li smuoverà più nessuno.

Un governo “forte” sarà a capo di un parlamento sminuito: ora comprendi perché mi rivengono in mente i racconti di nonna e il perché la zia Modesta, e moltissimi altri come lei, abbiano rischiato la vita nel lottare per la libertà?

Non possiamo stare a guardare. Peggio… rimanere indifferenti.

E dire che a noi, dopotutto, tocca soltanto mettere una firma.

Il tuo papà

PS. Approfondisci, leggi, verifica le opposte visioni, perché è pure dal confronto che si trova la legittimazione delle proprie posizioni ma, attenzione, sarà sempre il vissuto, la levatura morale e la coerenza nelle scelte di chi si espone a fare l’enorme differenza tra autorità e autorevolezza.


*La zia Modesta scrisse l’autobiografia della sua esperienza nella Resistenza mantenendo volutamente il nome di battaglia anche come autrice: TUSKA, Tuska, maestrina partigiana, Edizioni Gli Archi, Torino 1990.

Tratto da: http://www.ignoranteconstile.com/figlia-mia-ti-scrivo-perche/