Dobbiamo restituire fiducia ai mercati

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di Andrea Baranes. 

Pubblichiamo l’introduzione del libro di Andrea Baranes “Dobbiamo restituire fiducia ai mercati” Falso!”, edito da Laterza.
Andiamo a comprare della frutta. Chiediamo due chili di quelle mele laggiù, quelle rosse e brillanti che fanno venire l’acquolina in bocca. Ma il fruttivendolo ci dice che non possiamo averle, e subito dopo si gira verso il collega vicino. I due iniziano a contrattare e a scambiarsi casse di mele, quintali di mele che passano di mano prima tra pochi fruttivendoli poi in tutto il mercato. I commercianti sono preda di una inspiegabile frenesia. Comprano e vendono sempre più velocemente, sempre e solo tra di loro. I prezzi salgono e scendono, grossi fasci di banconote passano di mano. Non siamo i soli clienti al mercato, moltissime altre persone vorrebbero le mele. Ma non riusciamo ad acquistarle ...

Finalmente un commerciante ci degna della sua attenzione. Veniamo a sapere che le mele che vengono vendute non sono che una piccolissima parte degli scambi che si realizzano al mercato. Il grosso degli affari si fa puntando sul prezzo futuro di un chilo di mele. Possiamo partecipare a questo gioco, scommettendo con lui su quale sarà il prezzo al quale venderà le mele al banchetto vicino la settimana prossima. Gli facciamo notare che noi volevamo semplicemente comprare frutta per mangiarla, e comunque che le possibilità di vincere sono praticamente nulle se lui da una parte fissa i prezzi e dall’altra è una delle parti in causa nella scommessa.

Un po’ infastidito, il commerciante ci dice che ha smesso con la vendita al dettaglio, perché per lui è molto più conveniente continuare con i suoi giochi. E ce ne propone un altro. Possiamo comprare una busta di carta, nella quale lui ha messo qualche mela. Non ci dice quante sono e nemmeno se sono bacate. Possiamo comprarle a scatola chiusa a un prezzo che fissa lui. Proviamo a dire che anche questo gioco sembra piuttosto ingiusto, ma non ci sta più a sentire: ha ricominciato a comprare e vendere quantitativi enormi di mele, sempre e solo ad altri suoi colleghi.

La storia si ripete, giorno dopo giorno. Nessuno che voglia mangiare una mela può acquistarla. Abbiamo fame e le mele stanno iniziando a marcire. Il prezzo sale perché sempre meno sono commestibili. Quando sono marcite, i venditori iniziano a lamentarsi, a piangere miseria. Se non interviene qualcuno dovranno dichiarare fallimento, e non potranno più vendere mele a noi consumatori.

Il giorno dopo è difficile arrivare al mercato a causa di un ingorgo di Tir che stanno andando a scaricare. Sembra che il governo, sapendo che i clienti non riescono a comprare la frutta, abbia  deciso di regalarne tonnellate ai fruttivendoli. Quando arriviamo, i banchi sono letteralmente invasi, montagne di mele talmente alte che quasi non se ne vede la fine. Speranzosi, ci avviciniamo, ma la storia non cambia. I commercianti le comprano e vendono tra di loro, noi non possiamo averne.

Nel frattempo ci viene chiesto di saldare la fattura dei camionisti che hanno scaricato la frutta. Dobbiamo pagare le mele che non possiamo comprare. Non solo. Dobbiamo aspettarci che comunque ne arriveranno di meno, perché i banchi sono ancora pieni di quelle marce del carico precedente. Lo Stato inoltre si è indebitato con i fruttivendoli, dobbiamo rimborsare anche questa spesa. Per saldare i debiti dobbiamo abituarci a mangiare un po’ meno mele e stringere la cinghia.

Guai a protestare. Il mercato è per definizione efficiente. Proviamo timidamente a fare notare che se chi vuole comprare le mele non ne ha la possibilità, ovvero se domanda e offerta non si incontrano, è difficile parlare non solo di un mercato efficiente, ma anche di un mercato e basta. Ma è tutto inutile. Dobbiamo accettare sia il funzionamento di questo mercato sia i sacrifici, perché è l’unico modo per sperare in un futuro remoto di avere forse una fettina di mela. Anche se non riusciamo a capire perché, ci viene detto che la situazione attuale è colpa nostra. Ci siamo abituati a mangiare troppa frutta in passato, ora non ci sono alternative, dobbiamo accettare misure di austerità. Dobbiamo restituire fiducia ai mercati.