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L'esempio che arriva dal Sud: Napoli

Dopo 13 mesi di lotta 'dal basso', la società civile napoletana costringe il mondo politico ad un repentino dietrofront sulla privatizzazione dell'acquedotto più grande d'Italia (da IL MANIFESTO del 31 Gennaio 2006).
di ALEX ZANOTELLI
Un anno di lotta dal basso per l'acqua pubblica gestita con capitali pubblici e finalmente ieri il voto: si è raggiunto il numero legale e il consiglio dell'Ato 2 ha approvato il ritiro della delibera del 23 novembre 2004, abbiamo così ottenuto una grande vittoria di cui è giusto gioire.
Bisogna, infatti, essere fieri di un risultato conquistato lavorando dal basso, senza finanziamenti e senza appoggi dai partiti, ma creando comitati civici in tutto l'Ato2: un lavoro capillare svolto nei 136 comuni delle province di Napoli e Caserta, comitati che hanno agito insieme dando una grande lezione a tutto il paese.
La strada che abbiamo indicato è quella di fare rete, lavorare in sinergia a partire dai bisogni reali, senza cercare o accettare protezioni politiche. L'acqua è un bene fondamentale il cui accesso deve essere assicurato a tutti, questa la nostra battaglia, che abbiamo portato avanti con tenacia cercando di mobilitare la stampa - anche se all'inizio è stato difficile rompere il silenzio dei giornali sull'argomento - le televisioni locali e, soprattutto, i consigli circoscrizionali (a Portici ad esempio 21 consigli hanno votato contro la privatizzazione).
Ma una grossa mano a porre il problema in modo forte alle istituzioni locali ce l'ha data la Notte Bianca di Napoli, quando mi fu impedito di salire sul palco con Beppe Grillo.
La censura, diventata un caso nazionale, ha costretto la regione Campania, la provincia e il comune partenopeo a confrontarsi con noi. Ha costretto i partiti a rivedere le loro posizioni a cominciare dai Ds, giunti alla fine a una svolta radicale.
Ora, finalmente, ammettono che l'acqua è un bene fondamentale e perciò deve essere gestito dal capitale pubblico. La società civile, con metodi non violenti, sta finalmente condizionando la politica, a Napoli per le risorse idriche così come in Val di Susa con il no alla Tav, a Reggio Calabria con il no al ponte sullo Stretto, ad Acerra contro l'inceneritore e, ieri, a Scanzano con il no ai rifiuti tossici. Una società civile organizzata, un soggetto politico che si pone contro il potere finanziario per la gestione di beni primari, come l'acqua e l'energia.

Una lotta che non è mai semplice, perché agita da persone provenienti da diverse esperienze e differenti linguaggi della politica.
Abbiamo tenuto duro anche quando sembrava che nessuno ci ascoltasse e abbiamo conquistato un obbiettivo importante, ma sappiamo bene che è solo l'inizio.
Ora il nostro compito è vigilare perché si arrivi davvero alla gestione pubblica delle risorse idriche in un ambito territoriale che serve tre milioni di persone, l'ambito più grande del paese, in modo da stabilire un precedente difficile da ignorare, un esempio non solo per la Campania ma per l'Italia.
Ed è importante che l'esempio arrivi da Napoli, una città di cui da troppo tempo si stigmatizzano solo gli aspetti peggiori, ma che sulla questione acqua ha dato una grande lezione di lotta dal basso contro le istituzioni, quelle istituzioni che hanno finito per cedere. Oggi si può cominciare a sperare e si comincia proprio da Napoli.

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