La parola ai candidati Sindaci di Asti/1

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Abbiamo ricevuto le prime risposte dei candidati alle due domande strategiche che la scorsa settimana avevamo formulato. Per ora solo quelle di Beppe Passarino e Beppe Rovera, che provvediamo a pubblicare. Angela Quaglia, Maurizio Rasero e Biagio Riccio ci hanno chiesto ancora qualche giorno per mettere a punto i loro programmi elettorali, mentre Massimo Cerruti e Angela Motta non ci hanno ancora detto nulla: invieremo loro un cortese sollecito ...

Ecco le articolate risposte di Passarino e Rovera:


DOMANDA n° 1
Inquinamento atmosferico urbano: Asti è fuorilegge da anni per gli sforamenti del valore limite giornaliero per la protezione della salute umana dal Pm-10. Noi riteniamo che risolvere questo grave pericolo debba essere la priorità essenziale della prossima amministrazione.
Per intervenire occorre un progetto strategico che tocchi tutta la città, la mobilità urbana, l'intera dimensione della comunità. E allora domandiamo ai candidati Sindaci se sono d'accordo con questa nostra visione prioritaria e come intendano muoversi nei primi 100 giorni del loro eventuale mandato (nel senso di "cosa faranno in termini concreti").


BEPPE PASSARINO
Rispondo volentieri ai vostri quesiti, facendo una piccola premessa che riguarda la scadenza dei 100 giorni. Non ritengo di poter soddisfare tale richiesta in quanto il mio programma prevede una progettazione partecipata che si articola con le modalità sottodescritte:

Situazione
Quando ritorniamo da un’altra città, anche italiana, la prima impressione che si sente è che Asti è immobile, ferma, bloccata. Asti guarda al suo passato, gloriandosene. Asti tocca il suo presente, lamentandosene ma in nessun modo Asti sogna e non costruisce il suo futuro. Così non c’è una visione della città tra 10/20 anni. Non c’è. Non si parla, non si discute del futuro di questa città, se non in campagna elettorale. Questa città è così, è sempre stata così e sempre sarà così; ferma, immobile.
Progettare il futuro della città: SISTEMA ASTI
Rafforzamento della città > Trasformazione della città > Sviluppo della città.
Andando a lavorare su queste 3 linee differenti, ma non come Pubblica Amministrazione, bensì come “Sistema Asti”, in cui l’Amministrazione può avere il compito di promotore, organizzatore, facilitatore, attivatore. Così occorre arrivare a mettere in movimento una Pianificazione Strategica Partecipata in città, con la città. Come fare?
Prima cosa, ci vuole un tempo: almeno 3 anni di Pianificazione Strategica Partecipata, in cui la città in tutte le sue componenti progetta il tipo a cui intende arrivare ad essere tra 10-20 anni. Con tutte le realtà della città, prima costruire una visione condivisa della città tra 10-20 anni e poi pianificare insieme, settore per settore e poi in modo integrato, le azioni per arrivarci.
Questo processo di Pianificazione Strategica Partecipata è un processo lungo e profondo, con una valenza profondamente pedagogica, ma anche sociale e culturale evidente.
Asti tutta, progetta il suo futuro. Ci vorranno 3 anni, ma si può fare. C’è tutto quello che serve, tutto, manca solo una cosa: la volontà politica. Questa è la vera emergenza della città. Nulla è più importante di questo perché dentro questo ci sono tutti i problemi che la gente vive; non sono fuori, non sono esclusi anzi, da questo processo di Pianificazione Strategica Partecipata, vengono poi fuori anche tutte le risorse che servono e che oggi sono nel sottobosco, latenti, disperse o non attivate.
Nella prima fase del mandato amministrativo, al termine della campagna elettorale, mentre si avvia il processo di pianificazione strategica partecipata Sistema Asti, la città ha bisogno di azioni concrete, in base alle esigenze, ai nodi critici che i cittadini stessi hanno già rilevato e vivono quotidianamente sulla loro pelle. Tali interventi possono avere priorità diverse da quelle inizialmente individuate e ora qui descritte nel Programma elettorale, in quanto il continuo contributo di suggerimenti, ne sancirà l’importanza.
Riprendendo la domanda formulata rispondo con l’estrapolazione delle parti del programma che si riferiscono alle tematiche in oggetto, facendo presente che le azioni intraprese verranno valutate nello stesso tavolo che svilupperà il piano strategico di Asti e che terranno conto del XII Rapporto (2016) ISPRA Stato dell’Ambiente (indicatomi da una giovane astigiana che lavora in Lussemburgo) con le buone pratiche attivate da molti comuni e che verrà diffuso tra gli addetti ai lavori per far crescere, con lungimiranza, Asti nel rispetto del suo territorio.

AMBIENTE:
Vari enti come ARPA, ISPRA hanno rilevato la presenza del componente cancerogeno del glifosato nelle acque di superficie, di atrazina ecc. Le percentuali dei principali inquinanti in aria sono diminuite solo in presenza di intense piogge; le limitate scelte delle amministrazioni non sono servite a ridurre l'effetto serra, ma neanche gli inquinanti, anzi si rileva un incremento delle micro polveri PM 2,5 non solo in Asti, ma anche  in  comuni più piccoli come San Damiano, Canelli, Nizza; dunque necessità del tavolo “Sistema Asti” con pianificazione partecipata per realizzare un progetto a lunga durata anche riavviando il processo di “Agenda 21” per valutare se e come:
- estendere le ZTL;
- creare  una vera area pedonale nel centro storico
- come e dove cambiare il piano regolatore per impedire nuove costruzioni, ma progettando la ristrutturazione degli edifici abbandonati e vuoti. Con l'obbiettivo ambizioso di risanare la città dall'inquinamento, promuovendo anche l’efficientamento energetico.
- ottenere finanziamenti EU, con il progetto PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile) approvato dall’attuale giunta.
- vanno concesse agevolazioni per la coibentazione dei condomini, riducendo i costi per il riscaldamento, l'illuminazione, installando sistemi con pannelli solari termici e FV combinati con pompe di calore, valutando se e dove possibile usare la geotermia.
- ridurre i consumi elettrici per l'illuminazione delle strade e i consumi per il riscaldamento di tutti gli edifici pubblici, uffici, scuole e locali ASL.
- proporre ad aziende produttrici di sistemi per la coibentazione e le fonti energetiche rinnovabili la realizzazione dei prodotti in loco mettendo a disposizione i locali dismessi diffusi sul territorio.
- proporre la realizzazione di almeno 4 piste ciclabili che dalla periferia raggiungano il centro, collegate alle piste esterne, come il progetto Vento.
- verificare costantemente la presenza delle micro polveri, ma sensibilizzare i genitori ad accompagnare i figli a scuola a piedi, in qualunque caso disincentivare la fermata proprio nei pressi delle scuole stesse.
- ricordare il progetto di COP 21 per ridurre i gas serra. Limitare le emissioni di gas clima alteranti.
- creare  una rete di piste ciclabili, pensata come modalità di mobilità cittadina e non come semplice elemento di svago festivo;
- avviare procedure per la ricerca di finanziamenti per l’acquisto di auto elettriche sia nella pubblica amministrazione che per i privati con particolare attenzione agli anziani.

TRASPORTI
La qualità dell’aria cittadina è una delle peggiori d’Italia anche per un sistema di mobilità tutto centrato sui veicoli privati.
- necessità del tavolo “Sistema Asti” con pianificazione partecipata per realizzare un progetto a lunga durata.
- occorre ridefinire un sistema di trasporto pubblico mirato alle nuove esigenze della città anche a seguito del tavolo partecipato. Uno  studio di qualche anno fa della Provincia sulla mobilità da e per la zona industriale di c.so Alessandria indica che il 77 % dei lavoratori si reca al lavoro in macchina per tragitti inferiori ai 7 Km, anche perché il servizio di trasporto pubblico (la linea 3) è giudicato inadeguato e non raggiunge la zona di Quarto e della vetreria.
- zone di grande espansione della città, come il quartiere di San Fedele con oltre 3.000 abitanti, hanno una linea con una corsa ogni 1,5-2 ore.  
- l’età media dei residenti in Asti è sempre più alta; è quindi è necessario adeguare i trasporti alle loro esigenze proponendo un biglietto gratuito per le pensioni minime e senza altri redditi e un abbonamento a 20 euro anno, per gli studenti. Bisogna utilizzare gran parte dei proventi dei parcheggi a pagamento per migliorare il trasporto pubblico, realizzando percorsi privilegiati da e per i quartieri periferici.
- richiesta di verifica dei passaggi e del numero di corse in base alla effettivo utilizzo del mezzo pubblico.
- ricerca delle esperienze italiane con copertura di spesa per incentivare l’uso del trasporto pubblico.

MOBILITA’
Necessità del tavolo “Sistema Asti” con pianificazione partecipata per realizzare un progetto a lunga durata sia sul piano del traffico che di scelta sull’utilizzo dei mezzi privati con collaborazione delle giovani generazioni (è loro il futuro!) e conseguente avviamento di procedure di consultazione pubblica con rilievi e dati inconfutabili prima dell’inizio dei lavori per gli eventuali parcheggi.
- occorre rivalutare se il progetto di utilizzo alternativo con la possibile trasformazione in metropolitana leggera delle linee ferroviarie che da Asti si dipartono in tutte le principali direttrici sia realizzabile o se convenga porre allo studio altre forme di trasporto pubblico con mezzi non inquinanti.
- riorganizzare i parcheggi esistenti per agevolare l’accesso alla ZTL e alla zona pedonale, raggiungibili dalle via ciclabili e dai bus o nei pressi della “metropolitana leggera”, qualora questa ipotesi trovasse positiva soluzione.

POLITICHE ENERGETICHE
Il Comune di Asti è stato uno dei primi comuni a dotarsi, nel 2004, di un Piano Energetico, quello della Provincia è arrivato 4 anni dopo. Sulla scorta di quel Piano sono state avviate iniziative che hanno posto la nostra città all’avanguardia a livello nazionale e in grado di partecipare a progetti di partenariato a livello europeo. Iniziative che hanno subito un rallentamento, se non un vero e proprio stop, e che vanno aggiornate e rilanciate. Bisogna avviare una campagna di incentivazione, con il coinvolgimento delle banche, in primo luogo la Cassa di Risparmio, per lo sviluppo del fotovoltaico domestico. Bisogna riprendere i progetti di autosufficienza energetica degli edifici comunali e la diffusione del solare termico. L’iniziativa di finanziare questi impianti aveva portato il Comune di Asti a primeggiare a livello nazionale nella speciale classifica dell’Ecosistema Urbano.



BEPPE ROVERA

Alcuni spunti: allargamento dell'isola pedonale all'intero centro cittadino, cercando un dialogo costruttivo con tutte le categorie, artigiani e commercianti compresi, ovviamente; progetti di viabilità pedonale, ciclabile e interurbana dal centro alle periferie; ripristino del bike sharing; installazione di postazioni per bici elettriche utili anche al turismo green; incentivi all'uso di auto elettriche; incentivazioni sotto forma di crediti di imposta ai condomini che installano sui tetti pannelli per la produzione di energia termica ed elettrica e avviano interventi per eliminare dispersioni di calore (cappotti termici); aiuti ai giovani per attività di piccolo commercio e artigianato così da favorire il ritorno di una spesa sotto casa senza il ricorso costante all'auto per raggiungere i centri commerciali, ecc. Siglare un patto antismog tra comuni e cittadini residenti per favorire l'uso di mezzi pubblici con relativa campagna di rottamazione dei vecchi ciclomotori in cambio di abbonamenti omaggio. Tutte cose che si possono avviare nei primi cento giorni, volano per iniziative più strutturali da mettere a fuoco bene, con calma e profondità. Con la collaborazione attiva della società civile, ovviamente ...
Mi piace qui ricordare anche l'esigenza di una "Asti città del commercio ritrovato": è una svolta culturale anche quella che dovrebbe caratterizzare il commercio del nucleo urbano, specie in centro, travolto da un declino che pare irrefrenabile. Serve una politica: dell’amministrazione comunale e dell’ente camerale. Impressiona la desertificazione, la mortalità degli esercizi nel cuore storico, il velo di nostalgia che pervade strade, vicoli e piazzette. Non c’è più anima. E anche i mercati languono nel decadimento dell’offerta e nella tristezza di fiere senza alcun appeal. Riqualificare le presenze, rivedere gli orari di apertura e chiusura, diversificare meglio l’offerta dovrebbero essere le nuove parole d’ordine. Altrove s’è scelto di puntare sulle tipicità, sul nesso stretto territorio/commercio: Madrid ha il San Miguel, mercato coperto dove degustare dai vini a ogni sorta di prodotto tipico; Asti, che pure si fregia di marchi prestigiosissimi nel mondo dell’alimentazione, non dispone di un “corner” che esalti, proponga, attiri gente, caratterizzi con la sua presenza e offerta la specificità della terra. Terra che dovrebbe trovare espressione in una vera, colorata, aggregante Piazza delle Erbe in cui confluiscono dal Monferrato tutto il meglio e specifico, senza contaminazioni, in maniera sistematica e continuativa. Che accompagni la rinascita di quel centro commerciale naturale e diffuso che è sempre stato il centro storico italiano, con negozietti di qualità, decoro espositivo (serve un coordinamento anche sul fronte dell’estetica, regole minime per  omogeneizzare appetibilità ed eleganza).
Commercianti/testimonial della bellezza e messaggeri del territorio, se i negozi sono il biglietto da visita della città. Così, forse ancora di più, i ristoratori cui tocca davvero marchiare e rilanciare il brand astigiano, oggi senza dubbio avvilito. Confrontarsi, guardare agli altri (in Italia e all’estero) per crescere e non deprimersi, è quello che hanno fatto in passato quei pionieri dell’enologia di qualità che ci hanno consegnati agli onori del mondo. Servono l’impegno delle banche, degli enti pubblici per la creazione di micro incubatoi, per rilanciare l’artigianato di qualità, dalla ceramica alla tessitura, alle lavorazioni del ferro, promuovendo una filiera ad oggi pressoché inesistente. Tutto favorendo il mondo giovanile, pronto, se sostenuto, a intraprendere iniziative in cooperativa e non solo.
E pure il capitolo importantissimo delle infrastrutture e dei trasporti non può che essere considerato nel segno della sostenibilità economica e ambientale. Di qui l’annosa questione della circonvallazione nord per rendere più fluido l’attraversamento della città e la mobilità in generale e la necessità di un trasporto ferroviario più efficiente e razionale. La richiesta di una negoziazione per spostare l’autostrada A21 più a nord così da utilizzare l’attuale tratto come tangenziale (o spostare i caselli consentendo l’acquisizione del tratto e il libero transito fra Villanova e Quattordio, con nuovi svincoli) potrebbe consentire di operare al minor costo rispetto all’ipotizzata circonvallazione sud.
Sul fronte treni, l’incremento della frequenza nei collegamenti Alessandria-Asti-Torino potrebbe produrre un effetto interessante per la nostra città nell’inversione del flusso dei pendolari: oggi sono circa 500 i lavoratori che da Torino raggiungono  Asti o Alessandria quotidianamente per lavoro. La prospettiva di collegamenti regolari veloci potrebbe motivare molti a scegliere Asti come città di residenza, allettati anche da una qualità di vita più a misura di cittadino, più salubre, meno cara. C’è chi ha calcolato che il favorire una simile inversione di tendenza nel flusso pendolare possa equivalere alla creazione ad Asti di una media azienda, con ricadute economiche indotte sul commercio e servizi in genere, ivi inclusa la protezione del valore immobiliare.



DOMANDA N° 2
Il progetto strategico riguarda anche il Piano Regolatore: Asti ne ha uno obsoleto in vigore dal 2000, che ipotizzava una città con oltre 127 mila abitanti a fronte dei poco più di 77 mila odierni. L'importante censimento realizzato dal Comune a seguito delle istanze del nostro Movimento Stop al Consumo di Territorio, ci dice che la popolazione cittadina è aumentata di poco più di 4 mila residenti negli ultimi 12 anni e che le abitazioni attualmente sfitte "palesi" (perchè il dato delle "seconde case" è molto elevato: sono oltre 6 mila) è pari a 1.786 alloggi vuoti; sarebbero in grado di garantire un tetto ad altri circa 4 mila residenti. D'altra parte il dato demografico storico è molto chiaro e lo ricordiamo noi: nel 1971 i residenti in Asti erano 76.151, un migliaio in più di oggi ...
Dunque domandiamo a tutti i candidati Sindaci se intendono, sempre nei primi 100 giorni del loro mandato, provvedere a una "moratoria" che interrompa il PRGC in vigore e avvii il percorso di formazione di un nuovo piano urbanistico generale.


BEPPE PASSARINO
Urbanistica e gestione del territorio: il governo del territorio è una delle questioni più importanti delle future amministrazioni, un territorio continuamente saccheggiato e devastato presenta presto o tardi il conto da pagare e Asti, insieme alla sua Provincia, dovrebbero averlo imparato non solo con l'alluvione del '94 o quella di novembre scorso, ma con i dissesti che si presentano ogni anno con l’arrivo delle precipitazioni primaverili e autunnali. Oggi più che mai ha senso dire “stop al consumo di suolo”.
La necessità del tavolo “Sistema Asti” con pianificazione partecipata per realizzare un progetto a lunga durata in questo ambito appare vitale a progettare il futuro  indispensabile.
È necessaria una moratoria che blocchi la disponibilità edificatoria del vigente Piano Regolatore Generale, 3.000.000 di metri cubi di cui la metà già realizzati o autorizzati. Verificare se  bloccare la realizzazione di nuove edificazioni, censire i reali bisogni della popolazione e l’offerta edilizia già presente sul territorio comunale. Nonostante la mostruosità della previsione del PRGC registriamo che: il settore edile è in crisi, perché gran parte di quanto realizzato in questi anni risulta invenduto, ovvero è stato consumato un mucchio di suolo che non  è andato a soddisfare esigenze abitative reali; l’edilizia residenziale pubblica è invece ferma al palo da molti anni e ai bisogni di abitazione delle classi meno abbienti si continua a dare risposte insufficienti: occorre prendere in considerazione l’acquisizione o l’utilizzo degli alloggi sfitti; bisogna dare risposte concrete a chi esprime la necessità primaria di avere un tetto sulla testa con iniziative incentivanti l’affitto a canoni agevolati ma anche con azioni coercitive verso chi mantiene sfitti gli alloggi (il riferimento è alle immobiliari e agli speculatori, non certo ai piccoli risparmiatori che hanno una seconda casa).
Gran parte del patrimonio edilizio comunale, segnatamente quello realizzato negli anni ’50 e ’60, andrebbe ristrutturato perché assolutamente inadeguato dal punto di vista energetico.
Attraverso la pianificazione partecipata si verificherebbe anche se andrebbe, dunque, completamente ribaltata la politica urbanistica degli ultimi 20 anni.
Criteri di sostenibilità ambientale nei progetti di manutenzione stradale per favorire il riflusso delle acque piovane e ridurre il rischio di allagamenti (esempio: Sustainable Urban Drainage Systems http://www.susdrain.org/delivering-suds/using-suds/background/sustainable-drainage.html).
Bisogna rilanciare il settore dell’edilizia con politiche mirate al recupero del patrimonio edilizio esistente, orientate al risparmio energetico, coinvolgendo attivamente il sistema del credito locale.  Recupero contenitori inutilizzati (pubblici e privati anche Banca d’Italia, ex Upim). Come esempio il riutilizzo del vecchio ospedale, dopo aver sollecitato le figure regionali di riferimento per chiudere il lato  economico e procedere solo tramite project financing: con l’abbattimento di tutte le parti realizzate in epoche successive e favorire la creazione di attività commerciali, del benessere,della ristorazione e ricettività di eccellenza
Recupero di strutture esistenti e di proprietà comunale, prima di alienare, avviare il Tavolo Sistema Asti valutando l’importanza di mantenere aree con proprietà pubblica per attivare azioni di promozione sociale e lavorativa per soggetti svantaggiati.
Aree protette: la Provincia di Asti continua a essere la cenerentola delle province piemontesi e italiane riguardo alla percentuale di territorio sottoposta a tutela.
Vanno riprese e rilanciate sia la proposta di riconoscimento dei Boschi di Valmanera come riserva naturale sia quella di creazione di un Parco Agricolo nell’anello verde che circonda la città.

LAVORO
Idea guida: puntare sulle energie rinnovabili con la possibilità di utilizzare siti industriali dismessi o in via di dismissione e sugli interventi per favorire il risparmio energetico.
Cittadella dell’energia. Formazione e riqualificazione, polo di ricerca sui nuovi materiali. All’interno di questa struttura concorrere a far atterrare e decollare attività produttive legate alla produzione di energia da fonti rinnovabili e al risparmio energetico (dai pannelli fotovoltaici ai materiali per l’edilizia). Accanto all’attività produttiva vera e propria andranno sviluppati percorsi di formazione e di riqualificazione per lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. L’elemento decisivo però dovrà essere costituito dalla creazione di un polo di ricerca sui nuovi materiali per il risparmio energetico e per la produzione di energia.
È ancora possibile creare opportunità occupazionali sviluppando ulteriormente il sistema della raccolta differenziata e avviando nuovi processi di valorizzazione dei materiali raccolti, dalla lavorazione della plastica a quella del vetro, dal recupero e riassemblaggio dei materiali informatici all’ulteriore valorizzazione della raccolta dell’organico con la produzione di terricci per l’ortoflorovivaismo.
Favorire gli interventi necessari per arginare il dissesto idrogeologico e la manutenzione, attivando progetti di recupero del territorio. Promuovere l’efficientamento energetico.
Termino qui la mia presentazione di quanto contenuto nel programma con riferimento alla domande inviate. Spero di essere stato chiaro,  dichiaro che opereremo con il massimo della trasparenza ma soprattutto con una visione in cui ogni aspetto della salvaguardia ambientale sarà determinante per il futuro di Asti.




BEPPE ROVERA

Intendo valutare attentamente procedure e norme di riferimento, ma vi sono sicuramente gli strumenti per la sospensione del piano e la conseguente immediata revisione. La volontà politica, da parte mia, c'è sicuramente tutta.
Il nostro programma indica al primo punto il tema dello "stop al consumo di suolo": un freno deciso al consumo di suolo per agevolare riqualificazioni, ripristini, manutenzioni di aree pubbliche urbane. Nuove destinazioni per i contenitori cittadini dismessi e divenuti propagatori di degrado, specie in zone pregiate del centro. Promozione e attivazione di un piano energetico cittadino che favorendo la riconversione e l’adeguamento di edifici pubblici e privati ai principi di sostenibilità determini a ricaduta un rilancio forte delle attività imprenditoriali locali, come accaduto altrove. Con un progetto strategico che investe il Piano Regolatore proprio in base ai dati del censimento che indicate nella vostra domanda e contempla un intervento da attuare sin da subito, entro i primi 100 giorni della prossima amministrazione: una “moratoria” che interrompa il piano regolatore attuale e avvii la fattibilità di un nuovo strumento urbanistico generale. Impegno non da poco, perché significa incidere sul profilo economico, ambientale, sociale, politico. Affiorato, discusso, sviscerato già nella passata tornata elettorale, con posizioni convinte di rimettere mano al più presto al piano, ma senza effettive azioni in tal senso. Ora bisogna agire, non è più tollerabile  rinviare ancora un ammodernamento delle regole, l’adeguamento alle reali dimensioni e prospettive di sviluppo della città e del suo hinterland.
Asti dispone di immobili diversi (terreni, fabbricati), alcuni gestiti da vari soggetti, altri senza alcun riferimento visibile. Un patrimonio da sottoporre a valutazioni da parte della popolazione tutta circa il suo destino, con iniziative quanto più allargate e condivise possibile (spesso si è perseguito proprio il contrario). Anche perché molti di tali contenitori, con gli opportuni adeguamenti, potrebbero ospitare una buona parte delle manifestazioni che si alternano in città nell’arco dell’anno, sia sul fronte culturale che industriale/commerciale o della valorizzazione delle produzioni tipiche. Il caso dell’Enofila, l’ex vetreria, è emblematico: complesso restaurato, bonificato (ma forse non del tutto?), ma senza “vocazione”: dovrebbe essere il polo che coniuga il capoluogo col suo hinterland, la casa del territorio del Monferrato Unesco astigiano, dove confluiscono e da dove ripartono tutti i progetti di valorizzazione e promozione, un generatore di idee, di messaggi, di studi… E chi immagina di realizzare l’Agrivillage che ricostruisca la suggestione dei luoghi della produzione tipica monferrina, potrebbe trovare proprio lì l’habitat ideale: senza consumo di suolo ulteriore, senza interventi invasivi e magari troppo naif … Proprio i privati potrebbero trovarsi fianco a fianco con la pubblica amministrazione nella ricerca di tutti i mezzi utili per un progetto dalle benefiche ricadute per tutti.  
Quello dei contenitori dismessi è problema annoso per la nostra città: riutilizzabili o non recuperabili, di proprietà comunale o non, dovranno comunque trovare una destinazione e sistemazione. Troppo tempo è andato sprecato, troppi tira e molla inseguendo, taluni, speculazioni peraltro rimaste al palo. Serve una svolta, anche per non mandare in malora luoghi in cui è transitata una porzione importante della storia astigiana, come nell’ex Way Assauto (tra tante idee c’era anche quella di trasformarla nella Cittadella degli Studi; ma aspetta ancora che si porti via quel dannato cromo esavalente che avvelena il sottosuolo della fabbrica e il quartiere antistante). Edifici e siti che potrebbero invece rappresentare l’occasione di ritorno a vita nuova: l’ex ospedale, ad esempio, mortale presenza in un contesto urbano che con la sua dismissione ha visto insinuarsi la desertificazione commerciale (impressionante la teoria di serrande sbarrate nella vicina galleria) e la malinconia del degrado e dell’abbandono nelle strade circostanti, ne è una efficace sintesi. E pensare che poco sopra, nella ex Colli di Felizzano, qualcosa s’era mosso a suo tempo, con la destinazione almeno di un’ala ad uso universitario: sono arrivati gli studenti, i professori, si sono recuperate aule e parcheggi, ma il grosso dell’area e delle strutture resta in fase di dismissione, lasciata ad un destino che non si intravede e lascia una parte importante del corso principale che taglia il cuore della città in una desolante penombra. Tenendo conto che nessuna politica sulla sicurezza dei cittadini può prescindere dalla rivitalizzazione dei luoghi: dove ci sono il bello, buona illuminazione, negozi, laboratori, luoghi di ritrovo, spazi verdi e per lo sport dove la micro delinquenza s’inserisce con maggiore difficoltà.