Camera di Commercio: si chiude

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di Luca Bavassano.

Nel più completo silenzio di tutte le istituzioni, il Governo sta portando a termine il programma di smantellamento delle Camere di Commercio. Programma che ha avuto inizio "ufficiale", dopo plurime dichiarazioni di Renzi - non ancora Presidente del Consiglio - sull'inutilità di questi Enti, con il Decreto di riduzione del Diritto Annuale, l'odioso tributo che le imprese sono tenute a versare per esistere legalmente, a sostanziale tutela del libero mercato (un mercato realmente libero presuppone che tutti rispettino le medesime regole). L'intollerabile tributo che per le Camere costituisce la fonte principale di finanziamento (sia detto una volte per tutte: le Camere non gravano sulle tasse dei cittadini). Il risultato? Un risparmio di circa 40 euro medi, annui, per impresa ...

Un dimezzamento di fatto dei bilanci camerali.
Con ogni probabilità nei prossimi giorni sarà emanato il Decreto, definitivo in tutti i sensi, di riforma. La bozza in circolazione, che non credo potrà essere sottoposta a sostanziali modifiche, prevede innanzitutto il passaggio dalle 105 Camere attuali ad un massimo di 60, tramite un processo di accorpamenti che sicuramente vedrà coinvolto l'Ente astigiano. In sé potrebbe non essere un male (meglio un'unica Camera forte che due o tre economicamente impotenti), non fosse che lo stesso Decreto imporrà la chiusura delle sedi secondarie.

Quindi ci accorperemo. Più realisticamente verremo inglobati. Da chi? Mistero assoluto.
Quindi verosimilmente Asti rischia di restare senza Camera di Commercio. Con quali conseguenze?
Una prima risposta la dà la stessa bozza di Decreto, laddove prevede un taglio radicale delle competenze camerali. Taglio che riguarda, fra l'altro, quel servizio di conciliazione particolarmente apprezzato dagli utenti che non si sentono di affrontare i tempi ed i costi della via giudiziaria (e per tale motivo sicuramente inviso a determinate caste).
Taglio che comprende anche la promozione, e promozione per Asti significa anzitutto Douja e Sagre. Ci saranno altri Enti disposti a sostenere l'onere economico, ed umano, che comporta l'organizzazione di manifestazioni ormai da decenni estremamente significative, piaccia o meno, per l'identità astigiana?

Ma il ruolo della Camera nei confronti del territorio provinciale non può certamente esaurirsi con la Douja e le Sagre. Deve essere almeno ricordato il sostegno al sistema delle piccole e medie imprese. Sostegno economico, ovviamente, ma forse addirittura più significativo in quel settore, ogni giorno maggiormente vitale, non semplice da percorrere, rappresentato dall'internazionalizzazione. Sostegno che si concretizza anche nella partecipazione a fiere di importanza assoluta per la nostra economia quali Vinitaly e Vinexpo.

Chi subentrerà alla Camera di Commercio in questi compiti istituzionali?
Altri Enti Pubblici, che, questi sì, gravano, e di conseguenza ancor più graveranno, sul bilancio delle famiglie? O si preferirà delegarli a soggetti privati, che necessariamente vorranno farne oggetto di lucro?
Il sospetto che, dietro una manovra congiuntamente voluta da Governo e Confindustria, ci sia l'interesse ad una privatizzazione dei servizi non mi pare infondato. Si tradurrà in un risparmio?

Da ultimo la bozza impone una riduzione dal 15 al 25% dei dipendenti camerali, con una messa in mobilità del personale dagli esiti tutt'altro che scontati. Di un personale che, ci tengo particolarmente a dirlo, non può in alcun modo essere accomunato a quei "furbetti del cartellino" al centro dell'attenzione dei media in questi giorni. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. (Sia detto fra parentesi, è proprio un caso che la campagna di denuncia dei misfatti, da sempre noti, e comunque ingiustificabili, dei pubblici dipendenti esploda in concomitanza con la tornata dei decreti di “riforma” degli Enti Pubblici?).

Dimezzamento delle risorse, chiusura di gran parte delle sedi, annullamento delle competenze e delle relative professionalità, drastica riduzione del personale. E si ha il coraggio di chiamarla "riforma".

E, quel che è peggio, non pare importare a nessuno.