Continua il botta e risposta tra AEC e Organizzazioni ambientaliste

Stampa


Sulle colonne dell'edizione astigiana de "La Stampa" prosegue il dibattito serrato sul teleriscaldamento: dopo le precisazioni di alcune organizzazioni ambientaliste già anticipate da AltritAsti la scorsa settimana, ecco una risposta del presidente di Asti Energia e Calore SpA e l'immediata controreplica.
Nel frattempo è stato reso noto che la procedura per la cessione di una quota azionaria di Asp a favore di un quarto socio da inserire nella compagine di «Asti Energia e Calore», si è conclusa con un nulla di fatto. L’unica offerta depositata nei termini previsti dal bando è stata giudicata inammissibile: evidentemente anche gli "investitori" hanno compreso che il progetto di teleriscaldamento è ancora lontano dalla certezza di ottenere l'autorizzazione dalla Conferenza dei Servizi ...


Teleriscaldamento ecco le cifre esatte
La lettera di alcune associazioni, pubblicata ieri da «La Stampa», cita un dato, estrapolato dalla documentazione presentata in Provincia per l’autorizzazione della centrale di teleriscaldamento, che va chiarito.
La documentazione dimostra che l’impianto consentirà una riduzione di emissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2, il principale gas responsabile del riscaldamento del pianeta) di 2.300 tonnellate all’anno: lo stesso risultato che si otterrebbe piantando 295 mila alberi.
L’impianto determinerà inoltre una riduzione degli ossidi di azoto (NOX) di 15 tonnellate all’anno: sono gas dannosi per la salute, anche perché «precursori» - ossia concorrono a generare una volta in atmosfera - delle polveri sottili. Questi gas si ridurranno non solo se misurati su scala cittadina, ma anche comparando le emissioni dell’attuale centrale dell’ospedale con quelle della centrale del teleriscaldamento che, nonostante sia destinata a produrre più del doppio del calore (perché riscalderà anche i condomini) essendo più moderna emetterà meno inquinamento: dai nuovi camini usciranno solo 3 tonnellate all’anno di ossidi di azoto contro le attuali 18.
Il dato citato dalla lettera è riferito al CO (monossido di carbonio) di cui si otterrà una sensibile riduzione complessiva: il quantitativo attualmente prodotto da centrale dell’ospedale e centrali dei condomini (che verranno spente con il teleriscaldamento) è di 12 tonnellate all’anno, mentre dalla centrale del teleriscaldamento usciranno solo 3 tonnellate all’anno.
È vero solamente che dal camino del teleriscaldamento uscirà più monossido di carbonio di quanto attualmente fuoriesce dalla centrale del Massaia (anche se molto meno di quello che esce oggi da ospedale più condomini) e quindi questo dato deve essere analizzato. Occorre infatti considerare che gli ossidi di azoto (NOX, che la centrale dimezzerà) sono presenti nell’atmosfera di Asti con una concentrazione molto alta: vicina e, per alcune giornate all’anno, superiore al limite di legge. Quindi la riduzione di 15 tonnellate all’anno di NOX sarà molto utile per la salute.
Il monossido di carbonio, invece, è presente nell’atmosfera della città e della zona dell’ospedale in una concentrazione molto bassa, lontanissima dalla soglia ritenuta idonea a influenzare la salute: la soglia è infatti di 10 milligrammi/m3 e la concentrazione presente è tra 1 e 2 milligrammi/m3. Per questo il modesto incremento di CO che si registrerà in cima al camino è irrilevante.
Occorre infatti ancora precisare che questo aumento di CO è vero nel momento in cui viene misurato all’uscita del camino: ma la corretta valutazione per la salubrità dell’area deve essere effettuata con riferimento a cosa ricade dal camino all’altezza del terreno e dei fabbricati abitati dalle persone e dai degenti dell’ospedale.
L’attuale scarico della caldaia del Massaia è a ridosso della zona sanitaria ed è incassato in un fabbricato. Questa soluzione è poco efficace ai fini della dispersione dei fumi. I nuovi camini, essendo più lontani di 70 metri dall’ospedale ed avendo la forma che questi scarichi sono tenuti ad avere, faranno sì che la ricaduta delle sostanze in loco sia diminuita - con vantaggio per ospedale e condomini circostanti - per tutte le sostanze, compreso il CO citato dalla lettera e che, comunque, scenderà a livello di concentrazione (3 microgrammi/m3).
Preciso infine che tutte le emissioni indicate nella domanda di autorizzazione alla centrale di teleriscaldamento cogenerativa non sono solo «una speranza» ma saranno vincolanti, nel senso che il permesso indicherà i valori che poi saranno monitorati continuamente (e non una volta all’anno come capita oggi con le caldaie private): l’impianto non potrà superarli.
Flavio Doglione, presidente di AEC



Teleriscaldamento calcoli senza esempi
Non vorremmo abusare della disponibilità de «La Stampa», ma ci corre l’obbligo di chiedere al presidente di Asti Energia e Calore SpA di fornire ancora un paio di precisazioni da lui omesse nella lettera pubblicata domenica 29 novembre in risposta ad alcune nostre puntualizzazioni.
Avevamo segnalato che, in Conferenza dei Servizi, l’Asl ha definito l’impianto di teleriscaldamento astigiano «una industria insalubre di prima classe» non idonea alla localizzazione né nell’area dell’ospedale né in prossimità di agglomerati residenziali: può il presidente Doglione anticiparci cosa ne pensa AEC, anziché glissare sul punto?
Ricordiamo ai pazienti lettori che tutti i dati energetici e di bilancio ambientale del progetto presentato da AEC sono calcolati sull’utilizzo di macchinari dei quali non viene indicato tipo, modello, specifiche e sono basati su rendimenti che, ad oggi, non ci risultano registrati in alcun impianto esistente, né in Italia né nel resto del mondo. E promettono emissioni inquinanti molto inferiori a quelle delle altre centrali di teleriscaldamento esistenti, anche recenti, di Iren o di altri.
Nelle supposizioni fornite da AEC si continua a misurare ogni calcolo sulla presunzione che tutti i 500 condomini considerati dal tracciato di rete accettino di essere allacciati, eventualità non suffragata da fatti (e contratti) certi, così come non è certa l’adesione alla fornitura dello stesso ospedale Cardinal Massaja.
Inoltre non vengono menzionati l’incompatibilità dell’impianto con la classe acustica 1 prevista dal vigente Piano di Classificazione Acustica del Comune di Asti per le aree ospedaliere e il non trascurabile aspetto che i limiti normativi ambientali non possono essere considerati un limite di rispetto della salute umana in questo caso, non essendo tollerato un aumento delle concentrazioni esistenti anche se inferiori ai limiti ambientali.
Agli stessi pazienti lettori suggeriamo di visitare il sito della Provincia di Asti per poter studiare, con assoluta obiettività, le centinaia di osservazioni critiche formulate dalle organizzazioni ambientaliste e rese ancor più chiare dalle richieste di integrazione progettuale formulate da Asl, Arpa, Regione, Provincia. Dalle quali emergono le enormi problematicità dell’impianto proposto.
Questo il link: http://www.provincia.asti.gov.it/procedimenti-attivi-valutazione-ambientale-ippc/details/485-dlgs-11508-dlgs-15206-smi-lr-4098-smi. Buona lettura.
Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i Diritti del Malato e numerosi singoli cittadini