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Teleriscaldamento ad Asti: dibattito sempre aperto



di Gabriella Sanlorenzo.


Il Comune di Asti e Asp hanno organizzato nella serata del 29 aprile scorso un "incontro con la popolazione" sull'ipotizzato impianto di Teleriscaldamento ad Asti. Se la riunione è stata organizzata con lo scopo di informare e rendere appetibile il progetto ai partecipanti, da quello che è emerso nel dibattito successivo alle relazioni, forse l'effetto desiderato non è stato completamente ottenuto ...

Ma veniamo sinteticamente agli interventi. Hanno introdotto la lunga serata Fabrizio Brignolo, Sindaco di Asti e Francesco Profumo, attuale presidente di Iren, impresa che dovrebbe realizzare tutti i lavori, dalla progettazione dell'impianto, alla realizzazione fino alla sua gestione. Entrambi hanno sostenuto ovviamente la bontà del progetto dal punto di vista del risparmio e della diminuzione dell'inquinamento. Profumo ha inoltre illustrato i numeri certamente importanti di Iren come presenza a Torino, dove il Teleriscaldamento tocca il 60 % della popolazione, raggiungendo 55 milioni di m³ di edifici. Si tratta senz'altro di un'elevata percentuale che, se messa in rapporto con il preoccupante livello di inquinamento di Torino, una delle città con l'aria più malsana d'Italia - dall'ultimo rapporto di Legambiente - fa forse dubitare sulle conseguenze positive della presenza del TLR in città.
Un'altra trentina di cittadine piemontesi usufruiscono di teleriscaldamento, e secondo i relatori, si tratta ovunque di esperienze positive.

Flavio Doglione
dell'Asp ha illustrato la compagine societaria alla base della gestione dell'impianto, affermando che all'inizio Asp sarà presente nel gruppo con il 38% delle quote, che successivamente saranno cedute ad un privato – ancora ignoto - per una parte rilevante (il 28%). Il perché di questa cessione non è stato approfondito.

Massimo Cimino
dell'Iren ha poi spiegato che tutto l'impianto si basa sulla cogenerazione, per cui il calore prodotto e non utilizzato per il riscaldamento invece di essere disperso verrà usato per riscaldare l'acqua. L'obiettivo ad Asti è raggiungere 500 edifici corrispondenti a 3 milioni di m³, con 30 km di tubature.

Mauro Montrucchio
del Politecnico di Torino ha quindi relazionato sullo studio sull'impatto ambientale di cui si sta occupando, che sarà ultimato e disponibile a chiunque verso metà maggio.

Dall'intervento si è potuto sapere che la centrale sarebbe divisa in due edifici: uno per le caldaie e il secondo per i motori elettrici. Dall'utilizzo a pieno regime dell'impianto deriverebbero un severo abbattimento di emissione di ossidi di Azoto sul totale di quello che verrebbe emesso dalle caldaie condominiali "eliminate" grazie al TLR (da 15 T/anno a 3 T/anno), e una più contenuta diminuzione di monossidi di Carbonio. Questo, ovviamente, concentrato nella zona dell'ospedale dove sarebbe ipotizzata l'installazione della super–caldaia. I fumi emessi sarebbero incanalati ad altezza notevole grazie ad un camino di cui però non sono state precisate le dimensioni. Dalla platea si sono alzate a questo punto alcune richieste di chiarimento:

1) perché è stato pensato di realizzare l'impianto in una zona densamente abitata, e proprio nell'ambito della struttura ospedaliera, utilizzata perciò da persone che hanno bisogno di cure e quindi di aria buona?

2) come si può credere che sia sufficiente realizzare un camino – per quanto alto possa essere – che non permetta ai fumi di arrivare alle zone sovrastanti la sede dell'impianto (per esempio l'edificio dell'ASL, gli edifici su Via Conte Verde, lo stadio ecc..)?

A questo punto il presidente Asp, Paolo Bagnadentro, ha preso la parola per stigmatizzare come polemici gli interventi accennati, invitando il pubblico a parlare senza preconcetti e ad analizzare esclusivamente gli aspetti tecnici.
(Ma non si trattava di un incontro aperto a tutta la popolazione? ...).

Quindi sono state poste altre domande che evidenziavano altrettante criticità, lasciando capire – a chi volesse farlo – che in città c'è chi la pensa diversamente da chi ha intrapreso questa strada in maniera un po' autonoma.
Per brevità si evidenziano le principali domande rivolte ai relatori e le relative risposte, indicate con carattere corsivo:

3) In quali città dove esiste già il teleriscaldamento, l'impianto è stato collocato nelle immediate vicinanze di un ospedale? Solo a Udine ci si trova in una situazione del genere, e non ci sono state lamentele.

4) Anni fa – ha affermato un signore dal pubblico – si era parlato di una centrale di TLR da realizzarsi nella zona industriale. Che ne è stato di quel progetto? Il Sindaco ha dichiarato di non saperne nulla.

5) Il costo iniziale sarà senz'altro appetibile in confronto a quello del riscaldamento a metano, ma come essere certi che il vantaggio economico iniziale si possa mantenere anche successivamente? Una clausola suggerita dall'Autorità per la concorrenza farà in modo che le tariffe per i clienti già collegati con il TLR saranno sempre tenute a livello di quelle per i nuovi clienti, a loro volta sempre più convenienti di quelle per l'utilizzo del gas metano.

6) Sono state considerate alternative di risparmio energetico, tipo la coibentazione? Nessuno impedisce di realizzare anche altre opere di risparmio energetico, ma di questo non si può occupare l'Amministrazione cittadina.

Anche la notizia che la centrale dopo 30 anni dall'impianto sarà ceduta alla cittadinanza ha destato qualche perplessità: dopo tre decadi l'impianto non sarà obsoleto e da sostituire o anche solo da sottoporre ad una severa revisione? A questo dubbio è stato risposto affermando che, se lo studio d'impatto ambientale confermerà i risultati ottenuti finora, e l'impianto (ancora da approvare anche dalla nuova direttrice ASL e da sottoporre all'attenzione degli eventuali clienti) sarà quindi realizzato, sarà anche sottoposto periodicamente a manutenzione ed anche ad ulteriori rilievi sulle emissioni e quindi, all'epoca della cessione alla cittadinanza, sarà perfettamente funzionante.

La questione Teleriscaldamento non pare conclusa, quindi: l'Amministrazione ha promesso altri incontri con la cittadinanza, e l'11 maggio si riuniranno le parti politiche e sociali contrarie alla sua realizzazione, nel teatro del quartiere Torretta, in piazza N.S. di Lourdes alle ore 21. Tutta la popolazione è invitata.

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